G8: il procuratore, l'ex questore e la chiamata di Manganelli
di Chiara Paolin, da "il Fatto Quotidiano" del 9 novembre 2010
"Eravamo in auto insieme per andare a pranzo. Colucci ha ricevuto una telefonata dove si compiaceva di avere ricevuto i complimenti dal capo della polizia e dal vice".
Nicola Cerrato, ex procuratore aggiunto di Milano, ha reso ieri mattina questa dichiarazione ai giudici che lo hanno chiamato a testimoniare nel processo per falsa testimonianza a carico dell'ex questore di Genova Francesco Colucci. L'episodio raccontato da Cerrato è pesante. Perché Colucci è accusato dai pm genovesi Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini di avere modificato la propria versione sul ruolo avuto dai vertici della polizia, tra cui proprio l'ex capo Gianni De Gennaro, nell'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001.
La presunta"ritrattazione" di Colucci avvenne nel corso del processo per l'irruzione alla Diaz nell'udienza del 3 maggio 2007. Colucci, chiamato a testimoniare sulle telefonate intercorse la notte della Diaz con De Gennaro, avrebbe modificato la sua precedente versione negando di aver parlato con il capo della polizia a proposito dell'intervento del portavoce Roberto Sgalla nella scuola. Secondo le intercettazioni emerse durante il processo, Colucci avrebbe telefonato a conoscenti e colleghi spiegando come Manganelli intendesse "far pagare ai magistrati" il loro tentativo di smascherare l'accordo.
Antonio Manganelli, che ha sostituito De Gennaro a capo della Polizia nel giugno 2007, non si scompone: "Quella telefonata a Colucci era solo un gesto di solidarietà per un collega che stava vivendo un momento molto difficile – fa sapere –. Confermo quanto già detto in passato: nessun complimento per aver cambiato versione davanti ai giudici, semplice vicinanza a una persona in diffcoltà".
Secondo Cerrato, in quei giorni Colucci era molto preoccupato per le ingerenze dei vertici sul suo operato: "Si lamentava, era quasi ossessionato del suo "commissariamento" – ha spiegato ieri il magistrato –. Diceva di avere commesso l'errore di non avere esercitato il suo ruolo istituzionale, ma di avere fatto agire i 'generali' venuti da Roma. Continuava a ripetere:'Ma io che ho fatto?'".
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