giovedì 21 giugno 2012

"Legittima difesa" trasloca su http://www.gioacchinogenchi.it

Cari amici,
da qualche giorno, ripresa la professione di avvocato, ho pubblicato il sito Web www.gioacchinogenchi.it, riguardante l'attività professionale del mio studio legale.
In una sezione del sito, denominata "Blog-Rassegna stampa", è mio intendimento trasferire e aggiornare il contenuto del blog "Legittima difesa" che, come ricorderete, avevo aperto nel 2007, quando sono iniziati gli attacchi dei "poteri forti", tendenti alla mia delegittimazione personale e professionale.
Le ultime vicende, dall'incrminazione alla condanna del PM Achille Toro, fino ad arrivare alle intercettazioni di Nicola Mancino col Quirinale e col PM di Roma Nello Rossi, confermano che ci avevo e ci avevamo visto bene.
Ad uno ad uno stanno tutti buttando la maschera.
Io attendo paziente "sulla riva del fiume".
Ad essere sincero l'unica paura che ho è quella di essere travolto dalla piena.
Con queste considerazioni vi rinvio al sito www.gioacchinogenchi.it che, grazie all'aiuto di amici e collaboratori e di mio figlio Walter (che ne è il Web master) contiamo di aggiornare quanto prima, con la rassegna stampa delle vicende di cui sono stato testimone e protagonista negli ultimi 25 anni. 
È un mio dovere farlo per rispetto di quanti mi sono stati vicino e mi hanno dato fiducia e solidarietà.
Penso che oggi in Italia siamo rimasti in pochi a poter essere orgogliosi e non doverci vergognare del nostro passato. 
Con questi sentimenti guardo al futuro, con ottimismo e con speranza, ricordando i volti, il sorriso e la tensione morale dei tanti giovani che ho incontrato in questi anni in tutt'Italia. 
Ai miei figli e a loro dedico questo sito e quello che sarà il mio impegno sociale e professionale nei prossimi anni. 
Un caro saluto a tutti e arrivederci su www.gioacchinogenchi.it
Gioacchino Genchi

domenica 22 gennaio 2012

Lesa impunità

Lesa impunità

di Marco Travaglio, da "il Fatto Quotidiano" di domenica 22 gennaio 2012

Avete presente la Procura di Roma? A parte pochi pm che non guardano in faccia nessuno, è la Procura che in questi anni è riuscita a far archiviare i reati di qualunque politico le capitasse a tiro. Soprattutto uno: B. Archiviato perché scarrozzava sugli aerei di Stato menestrelli e mignotte, nani e ballerine. Archiviato perché mobbizzava il marito della sua amante Virginia Sanjust. Archiviato perché raccomandava le papi girls a Raifiction. Archiviato perché comprava senatori dell’Unione. Archiviato perché minacciava il suo uomo all’Agcom per far chiudere Annozero. Archiviato sempre, a prescindere. Ieri però un politico è riuscita a farlo rinviare a giudizio: Luigi De Magistris, che va a processo con il suo ex consulente Gioacchino Genchi per abuso d’ufficio.

Che han fatto i due manigoldi? Abusato di voli di Stato, raccomandato favorite, perseguitato mariti di amanti, comprato senatori, minacciato authority perché violassero i loro doveri istituzionali? No, molto peggio: nel 2007, quando seguivano a Catanzaro l’inchiesta “Why Not”, acquisirono dalle compagnie telefoniche i dati sui tabulati telefonici di 8 parlamentari (Prodi, Mastella, Rutelli, Pisanu, Gozi, Minniti, Gentile, Pittelli) senz’aver chiesto il permesso al Parlamento, violandone l’immunità. Un ingenuo domanderà: come fai a sapere che questo o quel numero telefonico è di un parlamentare? Prima acquisisci i dati dalla compagnia e poi, se scopri che l’intestatario è un eletto, chiedi alle Camere l’autorizzazione a usarlo. Invece i pm e i gip di Roma devono essere dei medium: appena vedono un numero, intuiscono subito che appartiene a un parlamentare. Dunque non si spiegano perché De Magistris e Genchi chiedessero a Tim o Vodafone o Wind di chi fosse un numero: dovevano saperlo prima, per scienza infusa. In caso contrario, è abuso d’ufficio. Ora, dal 1997 l’abuso non è più reato, a meno che non produca un vantaggio patrimoniale o un danno a qualcuno. Ma il pm Caperna e il gup Callari il danno l’han trovato: i parlamentari avrebbero subìto “un danno ingiusto consistente nella conoscibilità di dati esterni di traffico relativi alle loro comunicazioni”. Cioè: si è saputo a chi telefonavano. Il solito ingenuo obietterà: ma il danno, ammesso che esista, i parlamentari se lo sono procurato da soli, visto che nessuno li obbligava a chiamare persone così poco raccomandabili da danneggiarli una volta emerse. Se non fosse un processo, ci sarebbe da ridere. Anche perché sugli eventuali reati dei pm di Catanzaro è competente la Procura di Salerno, non di Roma. E qui le risate raddoppiano: perché l’inchiesta romana la aprì Achille Toro, già in rapporti con personaggi emersi in “Why Not”, poi costretto a lasciare la magistratura per lo scandalo della cricca; e perché dall’accusa di abuso d’ufficio per i tabulati di Mastella, De Magistris era già stato inquisito a Salerno, ben prima di Roma, e archiviato. Ora verrà riprocessato a Roma per lo stesso reato. I giudici della Capitale hanno affermato la propria competenza con argomenti vari e variabili.

1) Fra le parti offese, ci sarebbe il Parlamento (ma poi si sono scordati di citare all’udienza i presidenti delle Camere).

2) Il primo tabulato incriminato arrivò da Wind con sede a Roma (falso: arrivò da Vodafone con sede a Pozzuoli).

3) Siccome i dati le compagnie li trasmettono criptati, non si sa se Genchi li decrittò nel suo ufficio a Palermo o da qualche altra parte.

Dunque, nel dubbio, è competente il pm che ha aperto la prima inchiesta. Dunque Salerno? In teoria sì, però per Salerno il reato non c’è. Dunque si ritenta a Roma: vedi mai che almeno lì si trovi un giudice disposto a condannare. Ultima chicca: fra le vittime del presunto abuso di De Magistris e Genchi c’è anche Pisanu, il quale però ha già detto a verbale che il tabulato che lo riguarda non è suo, ma della moglie (non parlamentare, dunque non immune). Ma che sarà mai. Vorrà dire che Pisanu è vittima ma non lo sa. E sua moglie è attratta dall’immunità del marito, per contagio. Un’immunità extralarge, formato famiglia.