mercoledì 6 maggio 2009

''L'immoralita' e' insita nel nostro Paese'' - Intervista a Bruno Tinti


di Aaron Pettinari - 3 maggio 2009
Intervista a Bruno Tinti (http://www.antimafiaduemila.it/)
Dallo scorso dicembre si autodefinisce un “cantastorie”. Lasciare il proprio lavoro di magistrato dopo oltre 41 anni trascorsi ad occuparsi di diritto penale dell'economia, di falsi in bilancio, di frodi fiscali e reati finanziari sicuramente non è stata una decisione facile.
Non lo è mai quando si ha tanta passione.
“Lascio perché è sempre più difficile fare il magistrato. Sono allo studio riforme legislative che ridurranno i pm a puri dipendenti del ministero di Grazia e Giustizia. Ho sempre fatto il pubblico ministero in modo del tutto autonomo perché, a mio parere, non c' è differenza tra pm e giudice. Come pm ho sempre fatto un lavoro imparziale. Il pm chiede la condanna di un colpevole, non di un imputato. Non credo che possa essere identificato esclusivamente con l' accusa, preferisco definirlo come la parte pubblica che conduce l' indagine cercando di appurare la verità. Questo però presto diventerà impossibile. E quindi io non voglio trovarmi in una magistratura che non è più quella che conosco...”.
Così aveva spiegato la propria decisione lo scorso novembre.
Noi lo abbiamo raggiunto alla presentazione del suo nuovo libro: “La questione immorale”, tenutasi a Porto Sant'Elpidio, in provincia di Ascoli Piceno.

Dottor Tinti, quando si può parlare di “questione immorale”? La classe politica spesso usa questi termini ma poi si perde nel significato della parola stessa con atteggiamenti tutt'altro che morali...
“Io non farei esempi di moralità o immoralità della nostra classe dirigente. Il discorso è molto più ampio. Basta guardare la nostra situazione e la nostra storia. La rappresentanza politica che è presente in Parlamento non è certo nata oggi. Se il Paese, da anni ormai, esprime la propria preferenza per questa classe dirigente evidentemente questo significa che noi cittadini vogliamo essere rappresentati da certi soggetti, perché ci identifichiamo negli stessi. Poi va considerato che siamo in presenza di un circolo vizioso perché i cittadini non sono informati a causa di un tipo di informazione proprietaria che effettua un certo tipo di propaganda. Se il cittadino non viene informato, e non supera questo handicap tentando egli stesso di reperire informazioni tramite internet o quotidiani, ecco che i cittadini restano sudditi, continuando anche in futuro ad esprimere preferenze per leader che approfittano della situazione per proprio vantaggio. Ma la cosa ancora più preoccupante è che la nostra è una classe dirigente inquinata dal malaffare perché ad essere inquinato è il popolo italiano. E per dimostrare questo non serve fare grandi esempi, basta guardare alle piccole cose. Dalle auto parcheggiate in doppia fila, fino ai limiti di velocità mai rispettati. O ancora le leggi sulla parità di diritto tra uomini e donne sul lavoro o tra italiani e stranieri. Queste sono leggi che esistono ma che nel nostro Paese vengono raramente rispettate. E se si è così nel piccolo provate ad immaginare quando si ha tra le mani la gestione del potere”.

Come valuta il problema dell'informazione in Italia? Spesso si assiste alla scomparsa delle notizie. Per esempio in questi giorni Luigi De Magistris, dopo essere stato attaccato a reti unificate, è stato prosciolto da tutte le accuse che gli avevano addebitato. Sui giornali e in tv però nessuno o pochissimo risalto è stato dato a questa notizia, invece, importantissima.
Se ai tempi del terzo Reich Goebbels avesse avuto un ministero della propaganda come quello che abbiamo noi oggi staremmo ancora con il braccio alzato: efficientissimo. Si è assistito e stiamo tutt'ora assistendo a una delegittimazione della magistratura anche a livello subliminale. Persino nelle fiction ad apparire come eroi sono i poliziotti e i carabinieri. Il giudice è quello che “rompe”, un imbecille che non lavora o arriva sempre in ritardo. Anche tramite questi mezzi si fa passare il messaggio che la magistratura è qualcosa che frena il Paese così come dice il nostro ineffabile presidente del consiglio. Quindi appare ovvio che l'informazione, al momento di dare notizie che contrastano tale progetto, preferisce tacere. Mi stupisco dei giornali indipendenti. Avrebbero dovuto dare la notizia.

Restando in tema di delegittimazione una vera e propria strategia è stata ordita ai danni del “consulente” Gioacchino Genchi. La sua opinione a riguardo?
Questo fa parte dell'attacco contro le intercettazioni e della delegittimazione della magistratura e dei suoi funzionari. Hanno fatto credere che esistesse un grande archivio di telefonate registrate facendo intendere ai cittadini che siamo tutti spiati. Un allarme assurdo che l'informazione proprietaria ha reso credibile dando spazio ad opinioni di politici che per cognizione di causa o per non conoscenza, hanno strumentalizzato tutto questo per raggiungere il loro principale obiettivo che è quello di eliminare la possibilità di essere intercettati. Per quanto riguarda l'archivio del dottor Genchi voglio precisare una cosa. Il consulente, per definizione, ha con se la documentazione processuale. La possiede legittimamente perché è il pm a dargliela. Se si vuole effettuare un incrocio sui tabulati telefonici è chiaro che questi finiranno nelle mani del consulente. Un soggetto che dovrà essere sentito poi anche nell'eventuale processo. E se dovrà essere sentito riguardo ad un'indagine da lui compiuta perché non dovrebbe avere copia dei documenti su cui ha lavorato? Come potrebbe rispondere correttamente se no?

Per quanto riguarda le intercettazioni le principali imprese specializzate nell'eseguirle hanno minacciato il governo sia di non accettare futuri incarichi che di interrompere quelli già avviati se non verrà saldato il debito. Quale sarebbe il danno se ciò accadesse?
Secondo me il governo sarà contentissimo di questa cosa. Da tempo sta cercando di bloccare le intercettazioni, e se vi riuscirà senza fare leggi vergogna, prenderà due piccioni con una fava, risparmiando anche un sacco di soldi. Il danno per la giustizia sarebbe incalcolabile perché senza intercettazioni non si potranno più garantire se non quei processi più semplici come omicidi o quegli atti criminali commessi in flagranza di reato. Alcuni reati si scoprono solo tramite indagini complesse, lunghe e le intercettazioni sono fondamentali proprio in questi casi. Che così scomparirebbero dall'ordine dei processi.

Oggi si parla molto di necessità di maggior “controllo della magistratura”. C'è chi vorrebbe che quella italiana si uniformasse a quella straniera, sul modello degli Stati Uniti o della Svizzera.
Si può spiegare in due parole perché in Italia non può funzionare un sistema come questi. Negli Usa giudici ed i procuratori vengono eletti e sono direttamente appoggiati ad un partito. Questo implica una serie di aspetti. E' ovvio che alla fine del suo mandato il procuratore dovrà rendere conto al proprio elettorato. Dal suo agire può dipendere una rielezione o addirittura un avanzamento di carriera a sindaco o governatore. La domanda che subito sorge spontanea è “se può subire pressioni come può svolgere serenamente il proprio lavoro?”. Posso raccontare un episodio che ha coinvolto un collega svizzero. Svolgendo delle indagini su una banca questi era arrivato a scoprire delle movimentazioni con il ministero della giustizia, occupato da uno dei membri del partito che lo aveva eletto procuratore. Alle pressioni che arrivarono rispose con tono minacciando un coinvolgimento della stampa nel caso in cui non avesse più potuto porre a compimento l'indagine. Ecco perché in Italia questo sistema non potrebbe funzionare. Perché la stampa è fortemente intrecciata con la politica mentre all'estero no. A prescindere da questo poi credo che il sistema italiano sia migliore per un semplice motivo. Il giudice è un impiegato dello Stato. Non ci sono elezioni ma dei concorsi e la carriera è dettata dal merito. Ogni mese percepisce uno stipendio a prescindere da quello che sarà il suo giudizio ad un processo. Per questo potrà svolgere il lavoro con assoluta serenità. Certo è vero che può esserci il pm o il giudice corrotto con suoi progetti ed il suo santo protettore politico ma questi sono da considerare come una patologia, una malattia, e non rappresentano l'intera categoria.

Vista la situazione generale quali possono essere gli anticorpi per far fronte al grave stato che ci ha descritto?
“Per prima cosa devo fare una considerazione. Io ho fatto l'impiegato tutta la vita. Io sono un tecnico, quando parlo di giustizia e di diritto; non mi sottraggo a queste domande anche se il mio giudizio vale come quello di qualunque altro. Detto ciò io ripeto ancora una volta che non posso pensare ad una Paese che esprime una classe dirigente diversa da ciò che il Paese stesso è. In un Paese sano non emerge una classe dirigente classe dirigente fondata sul malaffare. E' impossibile. Magari ci sarà una quota fisiologica di politici disonesti ma nel complesso la classe dirigente è sana ed efficiente. In un paese in cui i cittadini per primi non rispettano le regole è ovvio che emerga una classe dirigente di questo tipo. Se questo è vero, e non ho l'autorità per dire se è così o no, allora è dura uscirne perché bisogna aspettare una generazione di cittadini diversa da quella attuale. E quando arriverà chi la educherà? Come? Quindi, purtroppo, c'è da essere pessimisti”.