venerdì 30 gennaio 2009

Solidarietà di Enzo Fragalà, avvocato ed ex parlamentare ... non a caso!

Ritengo doveroso, fra i tanti, riportare il messaggio di solidarietà che, dopo quello - commovente - degli avvocati Enzo Trantino ed Enrico Trantino (già difensori del Sen. Marcello Dell'Utri), mi ha inviato l'avv. Enzo Fragalà, già deputato e Componente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
Con l'avv. Fragalà, da più di 20 anni, ci siamo incontrati e scontrati nelle aule di Giustizia, in un'infinità di processi di mafia, di omicidio, di rapine, di stupefacenti, di pedofilia e di pubblica amministrazione, anche nei confronti di "colletti bianchi".
Nel rispetto assoluto della diversità dei ruoli e delle conclusioni processuali, ognuno ha fatto il proprio dovere a servizio della Giustizia.
Il suo messaggio si unisce a quello dei tanti avvocati che mi scivono da tutt'Italia, che saluto e che ringrazio.
Gioacchino Genchi

A Gioacchino Genchi
Desidero intervenire, come avvocato del foro palermitano, nonchè componente della Commissione Giustizia della Camera per tre legislature, per testimoniare l'eccezionale contributo di correttezza e trasparenza che ha sempre nutrito l'attività di consulente e di perito d'ufficio di Gioacchino Genchi al solo fine dell'accertamento della verità dei fatti, prima storica e poi processuale.
E che quanto affermo sia noto a tutti, ma soprattutto agli interessati detrattori di Gioacchino Genchi, è evidente per il fatto che nessuna contestazione gli viene rivolta su una consulenza o su un fatto specifico, bensì ai suoi danni si contestano due circostanze assolutamente inesistenti e false.
La prima è che si parla dell'attività di Genchi a proposito delle intercettazioni, quando è da tutti risaputo che Genchi non ha mai fatto in vita sua una intercettazione o una attività connessa alle intercettazioni.
La seconda circostanza altrettanto falsa, che Genchi ama definire "la grande bufala", è che esista "un archivio Genchi", cioè una banca dati riguardante o le intercettazioni o le acquisizioni dei tabulati telefonici.
Tutti sanno, invece, che Genchi si occupa esclusivamente di consulenze, solo d'uffiio cioè per P.M. e Giudici, purtroppo mai per le parti private sia esse parti civili o difensori degli imputati, e al solo scopo di verificare, attraverso lo studio dei tabulati telefonici eventuali contatti, rapporti e luoghi da cui i protagonisti del processo hanno attivato interconnessioni di telefonia mobile.
Ma la mia testimonianza si aggiunge a quella di tanti ed altri difensori che hanno constatato che l'accertamento peritale d'ufficio effettuato da Genchi ha, numerose volte, impedito un errore giudiziario a danno degli imputati ed altre volte ha consentito l'individuazione dei veri responsabili di un delitto che, altrimenti, sarebbe rimasto impunito.
Ma la vera contestazione a Genchi, mi pare sia essere solo quella che il perito è considerato eccessivamente bravo e i risulati delle sue perizie contrastano tante volte con tesi precostituite o correggono errori plateali delle indagini.
Per questo spero, da difensore della parte privata, che Genchi prima o poi si stufi di tanti gratuiti ed ipocriti attacchi e decida di fare il consulente finalmente della difesa!
Enzo Fragalà

mercoledì 28 gennaio 2009

Grazie Presidente Cossiga! ... Ma ci vogliono 80 anni per essere saggi in Italia?

Presidente Cossiga,

Lei mi conosce dal 1992, quando il Prefetto Vincenzo Parisi - Capo della Polizia - ci ha presentato, in una circostanza tragica per la storia del nostro Paese.

Ho apprezzato la lucidità del Suo ricordo e le considerazioni che mi ha voluto esternare nella Sua telefonata di questa mattina.

Ero sicuro che prima o dopo sarebbe intervenuto in questa vicenda, che mi vede involontario protagonista.

Spero - anche col Suo autorevole contributo - che gli uomini delle Istituzioni e della politica sappiano riflettere su questa mostruosa mistificazione.

Lei sa bene che io - nella modestia delle mie funzioni - sono stato sempre e soltanto dalla parte dello Stato e non sono mai venuto meno al giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alle sue Leggi.

Ho operato solo al servizio di valenti magistrati - Giudici e Pubblici Ministeri - nell'esclusivo fine di ricerca della Verità e di affermazione dei principi di Giustizia, anche nei confronti di chi è stato ingiustamente accusato di delitti che non aveva commesso.

Commosso Le rinnovo il mio grazie e La saluto, con i migliori sentimenti.

Gioacchino Genchi

ARCHIVIO GENCHI: COSSIGA, CONSULENTE HA RISPETTATO LA LEGGEROMA(ANSA) - (ANSA) - ROMA, 28 GEN - "Dopo aver ascoltato in tv Gioacchino Genchi ed avere letto tutto quanto è stato scritto su di lui e sulla sua attività sia di funzionario della Polizia sia di consulente di numerosissime procure, mi sono convinto che egli ha agito sempre nel rispetto della legge e secondo il mandato conferitogli dai vari magistrati delle procure interessate". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. "Ancorché si accertasse che egli ha avuto, analizzato, confrontato ed inter-relato tabulati di utenze telefoniche, fisse e mobili, intestate o comunque utilizzate da sedi centrali o periferiche dei servizi di informazione e sicurezza nazionali o di agenti di essi - rileva Cossiga - non vedo quali potrebbero essere i profili penali o anche soltanto di scorrettezza addebitabili non solo al perito ma anche al pubblico ministero che ha disposto l'acquisizione di detti tabulati, dato che sia la procura di Milano sia il giudice del dibattimento nel processo per la 'extraordinary rendition' di Abu Omar hanno dichiarato la perfetta legittimità non soltanto dell'acquisizione dei tabulati delle conversazioni telefoniche, ambientali e telematico-informatiche, ma la intercettazione o l' acquisizione del contenuto delle stesse. E' vero che contro questa posizione i governi Prodi e Berlusconi hanno presentato ben quattro ricorsi alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni, e che ad essi è stato replicato con altri contro-ricorsi da parte dei Pm e del giudice del dibattimento: ma fino a quando la Consulta non si pronunzierà, ogni giudizio sia in sede giudiziaria, sia in sede di Copasir sia eventualmente in sede di Csm deve essere per lo meno sospeso o risolto a favore degli accusati. La classe politica dovrebbe tenere conto che è ormai convinzione comune che la Corte Costituzionale darà ragione alla procura ed al giudice di Milano, secondo la dotta relazione alla corte dell'attuale presidente di essa Flick, che ha sottilmente argomentato essere l'obbligatorietà dell'azione penale e l'esercizio della giurisdizione garantiti dalla Costituzione e la tutela del segreto e le attività che ne derivano sono garantite soltanto da una legge ordinaria che non può 'non cedere' alla legge costituzionale. Che poi, se una qualche responsabilità vi fosse - conclude - essa sarebbe del magistrato e dovrebbe comunque essere accertata dal giudice".

domenica 25 gennaio 2009

Genchi: "il pericolo per la democrazia" ...

Il mio ruolo ed il dovere di riservatezza connesso alle mie funzioni non mi consentono di replicare alle vili aggressioni che sto subendo, soltanto per avere fatto il mio dovere, con scrupolo, onestà ed indipendenza, solo a servizio della Giustizia.
Di una Giustizia che oltre al rigore della Legge sapesse affermare i principi costituzionali di uguaglianza.
Purtroppo ho dovuto prendere atto che da un certo tempo a questa parte in Italia la Legge non è più uguale per tutti.
Senza aggiungere altro, consiglio però a Berlusconi, Cicchitto, Rutelli, Gasparri ed a quanti altri in questi giorni parlano a sproposito di me di leggere "La concessione del telefono" di Andrea Camilleri (edizioni Sellerio Palermo).
Lì c’è la mia storia ed uno spaccato di quanto sta accadendo oggi in Italia.
Io, ovviamente, sto sempre dalla parte dello Stato e anche in quello che è solo un romanzo sono col Questore Arrigo Monterchi di Montelusa.
Ho cercato fino all'impossibile di difendere il povero Filippo Genuardi e non ci sono riuscito.
A questo punto spero solo di non finire come lui.
So che questo non accadrà, perché ho la solidarietà di tanta gente per bene. Di tanti coraggiosi uomini delle istituzioni. Di magistrati e di giornalisti onesti, che non si sono ancora arresi nella ricerca della Verità.
Gioacchino Genchi

giovedì 22 gennaio 2009

22-01-2009 - La lettera di dimissioni del Magistrato Grabriella Nuzzi dall'A.N.M.

Non occorre aggiungere commenti alle parole oneste e coraggiose del magistrato Gabriella Nuzzi.

A parte le mistificazioni di regime e di un’informazione ormai asservita al potere, il sentimento e l’espressione che gli italiani onesti hanno ancora la forza di pronunciare agli uomini della "Casta" è:

VERGOGNATEVI!

Alla Associazione Nazionale Magistrati - ROMA

Al Siignor Presidente,

Le comunico, con questa mia, l’irrevocabile decisione di lasciare l’Associazione Nazionale Magistrati.

Il plauso da Lei pubblicamente reso all’ingiustizia subita, per mano politica, da noi Magistrati della Procura della Repubblica di Salerno è per me insopportabilmente oltraggioso.

Oltraggioso per la mia dignità di Persona e di essere Magistrato.

Sono stata, nel generale vile silenzio, pubblicamente ingiuriata; incolpata di ignoranza, negligenza, spregiudicatezza, assenza del senso delle istituzioni; infine, allontanata dalla mia sede e privata delle funzioni inquirenti, così, in un battito di ciglia, sulla base del nulla giuridico e di un processo sommario.

Per bocca sua e dei suoi amici e colleghi, la posizione dell’Associazione era già nota, sin dall’inizio.

Quale la colpa? Avere, contrariamente alla profusa apparenza, doverosamente adottato ed eseguito atti giudiziari legittimi e necessari, tali ritenuti nelle sedi giurisdizionali competenti.

Avere risposto ad istanze di verità e di giustizia. Avere accertato una sconcertante realtà che, però, doveva rimanere occultata.

Né lei, né alcuno dei componenti dell’associazione che oggi degnamente rappresenta ha sentito l’esigenza di capire e spiegare ciò che è davvero accaduto, la gravità e drammaticità di una vicenda che chiama a riflessioni profonde l’intera Magistratura, sul suo passato, su ciò che è, sul suo futuro; e non certo nell’interesse personale del singolo o del suo sponsor associativo, ma in forza di una superiore ragione ideale, che è – o dovrebbe essere – costantemente e perennemente viva nella coscienza di ogni Magistrato: la ricerca della verità.

Più facile far finta di credere alla menzogna: il conflitto, la guerra tra Procure, la isolata follia di “schegge impazzite”.

Il disordine desta scandalo: immediatamente va sedato e severamente punito.Il popolo saprà che è giusto così.

E il sacrificio di pochi varrà la Ragion di Stato.

L’Associazione non intende entrare nel merito. Chiuso.

Nel dolore di questi giorni, Signor Presidente, il mio pensiero corre alle solenni parole che da Lei (secondo quanto riportato dalla stampa) sarebbero state pubblicamente pronunciate pochi attimi dopo l’esemplare “condanna”: “Il sistema dimostra di avere gli anticorpi”.

Dunque, il sistema, ancora una volta, ha dimostrato di saper funzionare.

Mi chiedo, allora, inquieta, a quale “sistema” Lei faccia riferimento.

Quale il “sistema” di cui si sente così orgogliosamente rappresentante e garante.

Un “sistema” che non è in grado di assicurare l’osservanza minima delle regole del vivere civile, l’applicazione e l’esecuzione delle pene?

Un “sistema” in cui vana è resa anche l’affermazione giurisdizionale dei fondamentali diritti dell’essere umano; ove le istanze dei più deboli sono oppresse e calpestato il dolore di chi ancora piange le vittime di sangue?

Un “sistema” in cui l’impegno e il sacrificio silente dei singoli è schiacciato dal peso di una macchina infernale, dagli ingranaggi vetusti ed ormai irrimediabilmente inceppati?

Un “sistema” asservito agli interessi del potere, nel quale è più conveniente rinchiudere la verità in polverosi cassetti e continuare a costellare la carriera di brillanti successi?

Mi dica, Signor Presidente, quali sarebbero gli anticorpi che esso è in grado di generare? Punizioni esemplari a chi è ligio e coraggioso e impunità a chi palesemente delinque?

E quali i virus?

E mi spieghi, ancora, quale sarebbe “il modello di magistrato adeguato al ruolo costituzionale e alla rilevanza degli interessi coinvolti dall’esercizio della giurisdizione” che l’Associazione intenderebbe promuovere?

Ora, il “sistema” che io vedo non è affatto in grado di saper funzionare.

Al contrario, esso è malato, moribondo, affetto da un cancro incurabile, che lo condurrà inesorabilmente alla morte.

E io non voglio farne parte, perché sono viva e voglio costruire qualcosa di buono per i nostri figli.

Ho giurato fedeltà al solo Ordine Giudiziario e allo Stato della Repubblica Italiana.

La repentina violenza con la quale, in risposta ad un gradimento politico, si è sommariamente decisa la privazione delle funzioni inquirenti e l’allontanamento da inchieste in pieno svolgimento nei confronti di Magistrati che hanno solo adempiuto ai propri doveri, rende, francamente, assai sconcertanti i vostri stanchi e vuoti proclami, ormai recitati solo a voi stessi, come in uno specchio spaccato.

Mentre siete distratti dalla visione di qualche accattivante miraggio, faccio un fischio e vi dico che qui sono in gioco i principi dell’autonomia e dell’indipendenza della Giurisdizione.

Non gli orticelli privati.

Non vale mai la pena calpestare e lasciar calpestare la dignità degli esseri umani.

Per quanto mi riguarda, so che saprò adempiere con la stessa forza, onestà e professionalità anche funzioni diverse da quelle che mi sono state ingiustamente strappate, nel rispetto assoluto, come sempre, dei principi costituzionali, primo tra tutti quello per cui la Legge deve essere eguale per deboli e potenti.

So di avere accanto le coscienze forti e pure di chi ancora oggi, nonostante tutto, crede e combatte quotidianamente per l’affermazione della legalità.

Ed è per essa che continuerò sempre ad amare ed onorare profondamente questo lavoro.

Signor Presidente, continui a rappresentare se stesso e questa Associazione.

Io preferisco rappresentarmi da sola.

Dott.ssa Gabriella Nuzzi - Magistrato