martedì 19 ottobre 2010

Non è un lavoro di appuntati. Chi guidava la macchina del fango? di Claudia Fusani, dall'Unità del 19-10-2010

l''Unità

di Claudia Fusani, 19 ottobre 2010

Campagne giornalistiche mirate, che partono da lontano. E colpiscono persone scomode.

Per il consulente della procura Genchi un errore "enfatizzare" due tasselli di un sistema più vasto.

Non è un lavoro di appuntati

Chi guidava la macchina del fango?

Un sistema di potere che sembra alimentarsi di dossier e presunte inchieste giornalistiche subito strumentalizzate per fini politici. L'ultimo caso coinvolge un finanziere e Panorama. Solo tasselli di un sistema più ampio?

Il destino irrompe sempre quando meno te lo aspetti. A lui la notizia arriva mentre sta scrivendo la memoria difensiva alla procura di Roma che lo ha indagato un paio di anni fa per accesso abusivo a sistemi informatici e acquisizione di tabulati dei parlamentari. Memoria che va aggiornata in corsa perché i sospetti diventano certezze investigative visto che il presunto spione Gioacchino Genchi, vicequestore e consulente di delle procure in varie indagini, è stato invece alla fine soprattutto spiato. E con lui l'ex magistrato Luigi de Magistris, il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, la famiglia Agnelli, Antonio Di Pietro, il giornalista Marco Travaglio, la escort Patrizia D'Addario. E chissà quanti altri. Un migliaio di accessi in due anni, significa che l'appuntato della Guardia di Finanza Fabio Diana in servizio al comando provinciale di Pavia è andato a frugare almeno tre volte al giorno in cose e faccende in cui non aveva titolo a mettere becco. E ogni volta, suggerisce l'indagine, per andare a riferire l'esito delle sue ricerche a giornalisti. Genchi ricorda perfettamente: "Quando esplose il case de Magistris, a lui hanno tolto le indagini, contro di me si è messa in moto la macchina del fango. Uscirono vari articoli sulla mia vita privata. Uno, in particolare, su Italia Oggi il 31 gennaio 2008 titolava così: "Abbiamo spiato lo spione: tutto su Genchi, donne, soldi e case che furono degli assassini di Falcone". "Insistevano sul fatto che avevo regolarmente acquistato casa a Palermo da un'asta giudiziaria …".

Sarebbe, oggi, dal punto di vista di Genchi, uno di quei giorni in cui togliersi vari sassolini dalle scarpe. Banale. "Tanto – dice – la verità sul mio conto sta già venendo fuori (la Cassazione ha annullato il sequestro del suo super archivio perché gli accessi risultano essere fatti nell'ambito dei singoli procedimenti giudiziari, ndr). Bisogna solo avere pazienza".

Più utile invece provare a ragionare su un paese e una stagione politica che sembrano alimentarsi di dossier. Quattro anni fa ci fu il filone Telecom, Giuliano Tavaroli e Tiger team. Oggi c'è l'inchiesta della procura di Milano che ha coinvolto i vertici de Il Giornale e della Confindustria a suon di minacce e dossier.

Innanzitutto come è possibile che un sottufficiale qualsiasi della Guardia di Finanza possa avere tutto questo potere. Osservazione, secondo Genchi, errata visto che "accedere alle banche dati è nella disponibilità di qualunque operatore addetto ad indagini fiscali che con la sua user id o quella di un collega o di un reparto può accedere ai dati storici dell'Agenzia delle Entrate". Il che significa dichiarazioni dei redditi, bilanci di società, cessioni di immobili, dichiarazioni Iva. Non solo, grazie a un decreto legislativo del 2007, "è possibile accedere anche ai conti correnti di tutte le banche del territorio senza l'autorizzazione del pm". Un potere enorme che forse va rivisto.

Il punto vero è un altro. "Attenzione – suggerisce Genchi – ad enfatizzare il ruolo di questo finanziere e di Amadori (il giornalista di Panorama indagato per concorso in accesso alle banche dati, ndr). E' vero che altre coperture non sono in teoria indispensabili. Ma se ci distacchiamo un po' e osserviamo dall'alto questi anni è chiaro che è in azione da tempo un network di cui sono protagonisti, consapevoli o meno, agenzie fotografiche, siti di gossip e di informazione, settimanali, quotidiani, blog, tutti opportunamente alimentati di notizie e finalizzato al dossieraggio".

Osservare dall'alto significa mettere in fila le attività illecite dell'ufficio relazioni esterne del Sismi di Niccolò Pollari (leggi Pio Pompa, 2006), le prime foto rubate che presero di mira il portavoce di Romano Prodi Silvio Sircana (2007), l'attività ricattatoria del fotografo Fabrizio Corona, il caso Boffo, il caso Marrazzo, certe inchieste giornalistiche nate come tali ma subito utilizzate per fini politici-imprenditoriali (vedi il caso della casa di Montecarlo o le informazioni sulla famiglia Agnelli). In questo network agiscono persone che di mestiere cercano notizie, come i giornalisti, e poi le pubblicano. "E altre – corregge il tiro Genchi – che cercano notizie e le fanno pubblicare secondo tempi e modi che rispondono a una precisa regia per fini politici-imprenditoriali".

L'inchiesta dei pm milanesi Elio Ramondini e Alberto Nobili sembra andare in questa direzione. "Bisogna contestualizzare il momento della pubblicazione" osserva Genchi. Le informazioni acquisite con modi illeciti (gli accessi alle banche dati) sono state usate, cioè pubblicate, in momenti precisi. Le informazioni su Grillo: tutto il giro d'affari dell'antipolitica", lungo e circostanziato jaccuse al comico genovese con dati sulle dichiarazioni dei redditi. Nel febbraio 2009 esce il pezzo "Caso Genchi: quanti schedati" e dopo poche settimane i carabinieri del Ros su mandato della procura di Roma sequestreranno l'archivio "segreto" del consulente informatico con migliaia di dati. Nell'ottobre dello scorso anno il settimanale di casa Mondadori pubblica: "Fisco e patrimoni, ecco quanto dichiarano gli Agnelli" nel bel mezzo di uno scontro tra la Fiat e il governo sugli incentivi alla fabbrica torinese. Su Di Pietro "le inchieste" sono andate avanti un anno, tutti i giorni una prima pagina.

Ma l'inchiesta potrebbe andare oltre e ricostruire i rapporti del giornalista e del finanziere. "I loro referenti – butta là Genchi – eventuali mandanti e fruitori".

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