sabato 10 novembre 2007

L’attacco di Iannuzzi su Panorama: un attestato di perbenismo

Senatore Raffaele Iannuzzi (detto Lino),
noto che già, per la seconda volta, sono diventato il suo bersaglio preferito.
Dopo la pubblicazione del suo articolo sull’ultimo numero di Panorama (08-11-2007-15-11-2007), fra i tanti, mi ha chiamato pure un alto magistrato, con cui ho lavorato per anni a Palermo e che non sentivo da tempo. Mi ha detto: «Genchi, non si scoraggi. Essere attaccato da Iannuzzi è il più lusinghiero attestato di perbenismo che le poteva giungere».
Per delicatezza non faccio il nome del magistrato, ma sono sicuro che, primo o poi, si farà sentire lui.
Ecco perché mi accingo a risponderle sul mio blog, visto che non sono collegato a nessun gruppo editoriale.
Nel mio blog - per di più - non ho nemmeno problemi di spazio, come forse ce li ha lei nel suo giornale, dove la trovo sempre più ristretto.
Io, di certo, non so usare la penna come la usa lei.
Lei scrive benissimo, persino le diffamazioni.
Forse è anche per questo che, dopo diverse condanne giudiziarie, l’hanno pure graziata.
Nulla da eccepire sulla "grazia". Concordo pienamente sul fatto che nessuno debba andare in carcere per le proprie idee, comunque le abbia professate, anche diffamando, in modo ignominioso, magistrati e servitori dello Stato.
Sul mio conto, però, penso proprio che non ci ha azzeccato.
Non è stato capace nemmeno di fare satira.
Accostarmi a Tommaso Buscetta non ha fatto ridere nessuno.
A parte la boutade su Travaglio e su Santoro - che ho capito ancora meno del resto dell’articolo - la ringrazio di non avermi quanto meno attribuito alcuna appartenenza politica, o padroni in alto loco.
Si vede che sul punto le sue “veline” erano aggiornate.
Sul resto, mi creda, l’hanno proprio portata fuori strada.
Posso pure intuire il perché.
Ebbene è proprio il caso che io le precisi – ove lei avesse scritto quelle cose in buona fede, solo perchè male informato - che nella mia vita e nel mio lavoro non ho mai installato, ceduto, detenuto, acquistato, noleggiato, ricevuto ed in qualunque modo maneggiato, attrezzature, impianti, apparecchiature, congegni (singoli o assemblati), in qualunque modo utilizzabili o utilizzati per attività intercettiva e/o captativa, di dialoghi, conversazioni telefoniche, immagini, suoni, o altro.
Nella mia vita non ho nemmeno mai altresì eseguito - né come consulente, e nemmeno come Funzionario di Polizia - una sola (che si dica una!) intercettazione telefonica, o ambientale.
A mala pena, a casa mia, ho qualche volta inavvertitamente alzato il telefono dello studio, non curandomi che mia moglie parlava con sua madre, dall’altro telefono della cucina.
Non ci ho capito niente lo stesso: parlavano in sloveno.
Nel mio lavoro ho solo analizzato dati processuali, trascrizioni, intercettazioni ed altro materiale investigativo, preventivamente acquisito agli atti dei procedimenti penali, su disposizione e sotto la direzione del Pubblico Ministero e con il controllo e l’autorizzazione del Giudice.
A proposito della tanto enfatizzata disponibilità di «dati», che avrei accumulato negli anni, vedo proprio che lei - egregio senatore - ha con l’informatica (e forse anche coi processi), lo stesso rapporto che ho io con la panca degli addominali.
Se solo si sforza a considerare in cosa è consistito ed in cosa consiste il mio lavoro - come risulta dai processi in cui ho partecipato - in venti anni ho trattato molto meno «dati» (tabulati, verbali, intercettazioni, ordinanze, sequestri ed altri atti processuali), che un modesto studio legale acquisisce legittimamente in un anno (fra cui anche quelli allegati alle mie relazioni), con le semplici ostensioni documentali, successive al deposito degli avvisi di conclusione delle indagini.
Questo tanto per quanto riguarda gli studi legali di difensori titolati, che gli avocati che si limitano alle difese d’ufficio ed ai gratuiti patrocini.
In più, ci sono migliaia di consulenti e di periti, che in Italia fanno pressappoco il mio stesso lavoro (ad esempio con le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche), e trattano dati, brogliacci, trascrizioni e tabulati, mille volte più numerosi di quelli che io, invece, mi limito solo ad analizzare.
Mentre gli altri consulenti e periti riescono a fare cento consulenze, io - a mala pena - ne finisco una.
Questo perché io non copio, non sento e non trascrivo nulla.
Mi limito solo ad elaborare ed analizzare quello che gli altri hanno sentito, scritto e riportato nei verbali.
Ma le dirò di più. Subito dopo il deposito delle mie relazioni ai magistrati, le mie consulenze diventano pubbliche.
Gli avvocati si fanno le copie e le assicuro ci fanno le pulci.
Al processo arriviamo coi loro computer e li avviene il confronto e la discovery completa dei «dati».
Mi vuole dire dov’è il mistero in tutto questo?
Forse io tratto «dati» che non potrei analizzare e valutare per conto del P.M. e gli avvocati sì, per conto dei loro assistiti?
E se cosi fosse che me ne farei, senza poterli validamente utilizzare nel processo?
Dopo le indagini ed i dibattimenti i tanto temuti «dati» di cui le parla, vengono versati agli uffici giudiziari, che ne hanno ordinato, diretto e controllato le acquisizioni.
A me rimangono le relazioni, per le quali assumo lo status di testimone per tutta la vita.
Su una perizia fatta per il Tribunale Militare di Palermo, ho deposto per quasi cinque anni in tutti i Tribunali Militari italiani e le Corti d’Appello Militari, che se la erano scambiata, in centinaia di altri dibattimenti, su imputati concorrenti col primo, di cui solo mi ero occupato (si trattava dell’indagine sulle truffe militari dell’Hotel Eton, di Roma).
In diversi processi di omicidio, di mafia e di droga, con le mie consulenze e le perizie, si sono ribaltate le sorti di imputati innocenti, detenuti in carcere per anni.
Potrei fornirle una lunga sfilza di sentenze, di ordinanze, confermate in vari gradi di giudizio, che hanno dato libertà ed assoluzione ad indagati ed imputati, ingiustamente detenuti in carcere, ingiustamente accusati e ingiustamente condannati.
Tutto questo, anche se dispiace, attiene alla fisiologia e non alla patologia del processo penale, in uno stato civile e democratico.
Stupirsene e pretendere una giustizia del “doppio binario” – una per i semplici, un’altra per i potenti – attiene a chi non crede nei principi costituzionali dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e del giusto processo, in base ai quali sono state emesse le pronunce giurisdizionali, che mi sono permesso di richiamare alla sua attenzione.
Sono certo che quelle letture la farebbero riflettere prima di scrivere certe cose, se ancora si ritiene un giornalista libero, che risponde alla propria coscienza ed alla verità, come faccio io nel mio lavoro.
Sì, perchè il suo mestiere di giornalista, come il mio di consulente, pur essendo molto diversi, se svolti correttamente, alla fine dovrebbero portare allo stesso risultato: la ricerca e l’affermazione della “VERITA”!
A proposito dei «dati» delle mie consulenze e delle mie perizie, si vada a vedere pure i tanti processi di Appello in cui ho svolto gli incarichi, ribaltando la posizione di imputati ingiustamente condannati o erroneamente assolti.
Non le accenno ai processi di “revisione”, forse perché il termine le potrebbe risultare difficile.
Comunque ci sono anche quelli nel nostro ordinamento processuale, che è uno dei più civili di tutto il mondo.
In tutto questo, nel fare solo il mio lavoro, io sarei addirittura un pericolo per la democrazia e per la privacy.
Qualcuno forse ha mai forse censurato gli avvocati, che legittimamente acquisiscono e trattano gli stessi «dati» dati dei processi, in misura assai maggiore di quanto faccia io col mio lavoro?
L’unica differenza è che io faccio questo solo per conto dei Pubblici Ministeri e dei Giudici, nel pieno rispetto della legge e sotto il controllo dei difensori degli imputati e delle altre parti processuali.
Perché lei lo sappia, nessuno - tranne le inevitabili eccezioni difensive - ha mai eccepito nei processi la correttezza sostanziale e formale del mio operato.
Al più, il mio dispiacere è quello di non avere mai potuto approntare il mio lavoro nell’interesse delle difese, essendo un Funzionario della Polizia di Stato, sebbene in aspettativa non retribuita.
Già, perché lei - forse - non sa che io, per fare il mio lavoro di consulente dell’Autorità Giudiziaria, ho rinunciato allo stipendio ed ad una florida carriera in Polizia.
In fondo ho servito solo e soltanto lo Stato.
Ho lavorato per la “GIUSTIZIA”, cercando solo e soltanto di ricercare e di affermare la “VERITA’”.
Sono rimasto sempre nell’ombra e non ho mai cercato la ribalta.
Vivo di poco con la mia famiglia ed i miei pochi (ma buoni) amici.
Nel fare il mio lavoro non ho mai guardato in faccia nessuno, ma non per questo mi sono considerato un “Robin Hood”, solo perché stavo indagando sui potenti.
Ho avuto sempre rispetto degli indagati e degli imputati, vuoi che si trattasse degli extracomunitari, dei profughi e degli scafisti di Lampedusa; vuoi che si trattasse di mafiosi, rapinatori ed assassini; vuoi che si trattasse di soggetti che rivestivano lo status di Presidente del Consiglio dei Ministri (e non mi riferisco solo a Prodi!).
In questo non mi sono nemmeno lasciato condizionare dalla scelte processuali dei Pubblici Ministeri che mi avevano conferito gli incarichi e gliene posso fornire tangibili conferme.
Provi ad informarsi e vedrà in quante occasioni le mie consulenze sono giunte a risultati diametralmente opposti, a quelli a cui erano giunti i magistrati, prima di conferirmi gli incarichi.
Grazie al mio lavoro molti imputati (anche detenuti) sono stati assolti ed altri soggetti - che nemmeno erano indagati - sono stati riconosciuti colpevoli e condannati.
Egregio senatore Iannuzzi, chi l’ha imboccata contro di me non le ha nemmeno detto che, nel lontano 1998, ho svolto una consulenza tecnica per conto di quei Pubblici di Ministeri di Palermo, che per tanti anni mi hanno preceduto come suoi bersagli preferiti.
In quel procedimento era indagato il senatore Marcello Dell’Utri.
Dei pentiti lo avevano accusato di avere ordito un complotto calunnioso contro altri pentiti, per delegittimare il lavoro dei magistrati che lo indagavano.
La Procura aveva svolto delle indagini ed alla fine aveva chiesto al GIP una ordinanza di custodia cautelare in carcere per il parlamentare.
Il GIP di Palermo - rilevati i presupposti - aveva ordinato la cattura del senatore Marcello Dell’Utri, che però non poteva essere arrestato, in quanto parlamentare in carica.
Richiesta l’autorizzazione al Parlamento, non fu concessa.
Solo per questo Marcello Dell’Utri non è andato in prigione.
Al processo la situazione non era mutata, rispetto alla richiesta cautelare, eccetto l’aggiunta delle dettagliate relazioni e degli elaborati della mia consulenza che, frattanto, avevo ultimato.
Dopo diverse udienze e scambi di battute, fra accusa e difesa, alla fine il senatore Marcello Dell’Utri è stato assolto.
Alla base della sentenza - che la invito a leggere - un forte dubbio del Tribunale di Palermo, sulla prova della sua colpevolezza, che proprio la mia consulenza aveva chiaramente messo in luce, datando l’epoca dei contatti del parlamentare con i pentiti, in un momento assai successivo alla pianificazione del complotto fra di loro, che pure c’è stato.
Anche lì – caro senatore - non ho avuto alcuna esitazione ad affermare la verità, per quella che era, come sempre ho fatto in tutti i processi.
Poco mi sono curato di quelle che erano le tesi o le aspettative dei Pubblici Ministeri che mi avevano conferito gli incarichi, di fronte all’evidenza delle risultanze, che avevo contribuito ad acquisire, ad analizzare ed ad esporre al dibattimento.
Proprio in quel processo - i magistrati di Palermo sono stati ancora più corretti e leali di me - fino al punto da far riammettere al dibattimento quella consulenza, che era stata tanto osteggiata ed in un primo tempo estromessa, proprio a richiesta della difesa di Dell’Utri.
Alla fine il senatore Marcello Dell’Utri è stato assolto.
I pubblici ministeri hanno proposto appello.
Poco mi interessa l’esito definitivo di quel processo. Io ho soltanto fatto il mio dovere, con rispetto assoluto di tutte le parti processuali: dai magistrati che mi avevano conferito l’incarico, fino ai giudici del Tribunale, ai bravi difensori di Dell’Utri che sono riusciti a farlo assolvere, ed allo stesso imputato. Sfido chiunque a dimostrare il contrario, in questo come in tutti gli altri processi a cui ho partecipato, anche quando alla sbarra vi erano anche sanguinari assassini e boss di “Cosa Nostra”.
Forse lei non sa, caro senatore, che chi nella vita ha indossato la toga di avvocato, anche per poco, non potrebbe ragionare in modo diverso, qualunque altro lavoro fosse chiamato a fare nella vita.
Io quella toga non l’ho buttata alle ortiche e la guardo sempre con molta ammirazione, tutte le volte che apro il mio armadio dove è custodita.
Allo stesso modo e con pari rispetto guardo alle altre “toghe”, di quanti con onestà e professionalità lavorano correttamente nell’apparato giudiziario, dagli avvocati ai pubblici ministeri, dai giudici a i presidenti dei collegi, fino ad arrivare ai cancellieri ed agli ufficiali giudiziari, che assistono ai lavori delle udienze.
Ecco perché altri imputati “eccellenti” – fra cui l'onorevole Salvatore Cuffaro – dopo avermi attaccato (e pure in Parlamento il suo partito) oggi si difende utilizzando le mie relazioni di consulenza ed i testi delle mie deposizioni al processo, come si è visto nella trasmissione su “La 7” con Ferrara, a cui – ironia della sorte - ha partecipato pure lei.
Quando Cuffaro ha parlato di me in quella trasmissione, forse lei era distratto dalla necessità di dovere attaccare a tutti i costi i magistrati di Palermo. Forse non si è nemmeno accorto di quello che ha detto su di me e sul mio lavoro. Ferrara, invece, se ne è accorto bene ed ha pure commentato, anche se con sottile ironia.
Questi – con ironia o con satira, comunque li voglia considerare - sono fatti senatore, non parole!
Legga le mie consulenze, i verbali delle udienze, le ordinanze e le sentenze e vedrà.
Se dopo quello che le ho detto, lei pensa ancora di me le stesse cose che ha scritto, faccia pure.
Non mi accosti, però, a Tommaso Buscetta. La prego.
Non mi appartiene né per storia, né per età, né per mestiere.
Ognuno di noi ha la sua storia. Ognuno di noi è la sua storia.
Nel mio lavoro non ho mai avuto a che fare coi pentiti e non mi sono mai innamorato dei pentiti.
Diffidi molto da chi le ha passato la “velina” sul mio conto, visto che le ha nascosto quello che ho fatto io, proprio con riguardo ad uno storico pentito, che vedi caso faceva il palio con Buscetta.
A parte quella vicenda – che può approfondire sul mio blog “Legittima difesa” (http://gioacchinogenchi.blogspot.com/) – sono molte altre le occasioni in cui mi sono occupato di “pentiti”.
Sono stato chiamato a riscontrare le loro dichiarazioni e in molti casi, col mio lavoro, li ho anche sbugiardati, fatti arrestare e condannare.
In altri casi le dichiarazioni dei pentiti sono state valorizzate ed arricchite con tanti e tali riscontri esterni che, alla fine, nei processi, non c’è stato nemmeno bisogno di sentirli. Sono bastate le mie relazioni e le mie testimonianze, per far condannare gli imputati.
Non ho mai ragionato, o agito per “pentito preso” e con me hanno fatto sempre la stessa cosa i magistrati al cui servizio ho lavorato.
Di tutto quello che dico posso darle contezza - come gliela darò - nel giudizio per danni che mi accingo ad intraprendere contro di lei ed il suo giornale, che in questo ha dimostrato assai poca accortezza, nell’ospitare il suo articolo.
Residua il fatto che l’unica cosa perché io possa restare un “pericolo”, è data dal fato che sono un uomo libero, indipendente e mi consenta anche coraggioso.
Non ho tessere di partiti o associazioni, e l’unica iscrizione che riporta il mio nome – a parte il campanello del citofono di casa – è quella di Slow Food.
Per il resto non sono iscritto nemmeno sull’elenco telefonico.
Credo nelle mie idee e nello Stato di Diritto.
Credo in una “giustizia giusta” ed in un “processo giusto”, che non sia la risultanza dei clamori dei fan dei magistrati, né, tanto meno, di quelli che li attaccano e li denigrano, pensando di avvantaggiare i propri amici imputati.
A parte il ruolo che lei si è dato in questi anni - di censore di giudici, pubblici ministeri e servitori dello Stato onesti - è proprio nei danni sostanziali che ha fatto agli imputati eccellenti (che ha pensato di difendere), che rilevo il suo principale attacco dannoso alla “giustizia”.
I suoi articoli hanno avvelenato troppi processi e vicende giudiziarie, come l’ultimo ingresso a gamba tesa, che ha fatto sulla vicenda che mi riguarda e che ancora non ho capito.
Non so chi o cosa l'ha spinta, ma sicuramente ha sbagliato se era in buona fede.
Comunque ha agito, mi ha offeso profondamente, peraltro in un giornale che leggo da tanti anni ed a cui sono abbonato sin dai tempi di Giuliano Ferrara.
Per uno che di indagini e di processi ne ha visti ormai tanti, arrivo anche a pensare che, probabilmente, nel passato, le sorti di qualche imputato - se non ci fosse stato lei a difenderlo, nel modo come lo ha difeso - potevano essere ben diverse.
Forse i suoi pezzi, con gli attacchi ai magistrati che li accusavano, avranno avuto un effetto placebo sugli imputati eccellenti, di cui ha pensato di assumere, in modo goffo, le difese.
In questo penso pure sia stato di intralcio ai difensori, che meglio di lei cercavano di fare il loro lavoro, come lo hanno fatto egregiamente nelle aule di giustizia.
Taluni di quegli imputati a cui mi riferisco, sono poi stati condannati, anche a tanti di anni di carcere, con delle sentenze che hanno trovato conferma nei diversi gradi di giudizio, nelle fasi di rinvio e persino in Cassazione.
Le sue teorie sui complotti dei magistrati giustizialisti sono cadute con le conferme definitive delle condanne di alcuni imputati.
Con loro, in certi casi, è stato condannato pure lei, per avere diffamato i magistrati.
Alcuni dei suoi “difesi” oggi la possono solo leggere in carcere.
Se erano innocenti – come lei sostiene – questo mi dispiace tanto.
Può darsi che sbaglio, ma quanto meno il dubbio che lei sia stato poco accorto nel modo di difenderli è legittimo, visto che peggio di come gli è finita, non gli poteva finire.
Spero non me ne vorrà, ma quello che le ho scritto è solo quello che penso.
Se solo riflette al tempo che ho impiegato per scriverle questa lettera, potrà meditare di quanto io sia convinto delle mie idee, anche se più volte nella vita, meri calcoli opportunistici mi avrebbero portato a fare e dire cose diverse, che non ho fatto e non ho detto, pagando gravi conseguenze.
Con questo la saluto e spero vorrà pubblicare quanto ho scritto, a rettifica delle gravi offese che mi ha rivolto.
Gioacchino Genchi


Palermo, 10 novembre 2007
http://gioacchinogenchi.blogspot.com/

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Milioni di Italiani sono con te.
Non demordere!
Mi dispiace solo che tu non possa vedere con quanta emozione leggo le tue vicende.
Che il Signore ti dia la forza di continuare avanti nella battaglia per una Giustizia giusta, che e' poi la NOSTRA battaglia, la battaglia che milioni di Italiani stanno perdendo.
Una stretta di mano...anzi...no! Un abbraccio sincero!

Unknown ha detto...

Caro Gioacchino,
ti ringrazio per la disponibilita´e la pazienza che ci dimostri nello scrivere di te, per noi e´importante avare le possibilita´di ascoltare la voce diretta di un protagonista in un campo cosi´vitale del nostro martoriato Paese, cosa succede dietro la grande informazione di Stato e dei poteri forti, dietro le grandi firme non indipendenti, non fermarti, vai avanti cosi, internet sara´una valanga, contribuirai alla nobilissima causa di creare finalmente una coscienza nazionale
Grazie

Anonimo ha detto...

Leonardo Sciascia divideva gli esseri umani in omini, ominicchi e quaquaraquà... Per fortuna che Gioacchino - che per me, oltre ad essere un amico, è un uomo, un uomo dello Stato - ha le spalle grosse altrimenti avrebbero vinto loro. Avrebbero vinto i tanti omini, ominicchi e quaquaraquà che in questa vicenda sguazzano e galleggiano... Caro Iannuzzi, carta canta villan dorme, verrebbe da dire.
E adesso ammazzateci tutti! Coraggio, dottor Genchi, resisti resisti restiti!

Anonimo ha detto...

Caro Gioacchino,
la seguo costantemente sul suo blog e sono felice di farlo.
Voglio esprimerle tutta la mia stima e tutto il mio sostegno per il suo coraggioso lavoro.
Non lasci mai che gli "intoccabili" prevalgano con i loro prepotenti mezzi, tra cui i giornalisti "zerbini". La gente onesta è tutta con lei!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

salve dott. genchi.
ovviamente le faccio i complimenti e le rivolgo la stima che merita.
ho visto che nel post antecedente ha pubblicato una sentenza di mafia.
siccome io sto svolgendo una tesi di laurea sulla mafia volevo chiederle se ne aveva altre a dispozione, magari relative agli anni 80.
il lavoro che sto svolgendo è ampio ma con focus sui traffici internazionali e sui gruppi gambino-inzerillo-spatola-di maggio.

ho anche fatto un lavoro alla "genchi", mi farebbe piacere che lo potesse visionare.

la mia e.mail è felicecilfone@inwind.it

grazie mille

Anonimo ha detto...

INQUIETANTE, TUTTO MOLTO INQUIETANTE.
CERTO CHE L'ITALIA PUò FARE A MENO DI AVERE CITTADINI COME QUESTO IANNUZZI..... IO LO DISCONOSCO COME CONNAZIONALE.....

Anonimo ha detto...

Grande!!
Dev'essere dura sentirsi attaccati da questo e da quello, coraggio.
Molti Italiani scrivendole attraverso il blog, le dimostrano stima, questo è quello che conta.
Tanti Italiani oramai sanno chi ascoltare e a chi credere, ed il 99% di giornali e giornalisti Italiano NON fanno parte di questi.

Coraggio!!
Stefano

Anonimo ha detto...

Carissimo Doctor,
Sono Rosario. Forse il piu' terribile tra tutti I suoi ex-allievi. Quei poliziotti che Lei ha formato con il culto della "Democrazia, della Repubblica e del diritto" che qualcuno vorrebbe abolire.
La leggo con tanto interesse sul suo blog e non posso che manifestarle la mia piu' totale solidarietà.
Questa società è così tanto colma di "indegni" che alla fine non ci si rende nemmeno piu' conto di quanti siano.
Tenga duro!
In fin dei conti... A loro restano le parole... A noi... I fatti ed i fatti, come sempre... danno ragione a chi l'ha!!!

Anonimo ha detto...

direi, ottimo pure da giornalista
b.i.

Anonimo ha detto...

Gioacchino,

grazie a te. Gli italiani onesti 'tifano' per coloro che amministrano
la giustizia, e non per coloro che tentano di ostacolarla. Io sono
davvero preoccupato, perché come dice Imposimato, siamo tornati agli
insabbiamenti tipici di 30 anni fa. Ora la magistratura sana sembra
abbia le mani legate di fronte a certe faccende. Io faccio il
possibile per divulgare queste informazioni sul mio blog e in quello
degli altri.

Ciao,
Maurizio Silvestri

Francesco ha detto...

Gentile dott. Genchi, approfitto anche io di questo mezzo di contatto per chiederle una cortesia. Mi occupo di criminalità organizzata e sono molto interessato proprio alla sentenza che lei cita nel post, ma il link rinvia ad un estratto di 21 pagine.
E' possibile avere la sentenza integrale?
La ringrazio per l'attenzione che vorrà concedermi e le auguro buon lavoro.
Francesco Ponzetta
francesco.ponzetta@libero.it

Anonimo ha detto...

Caro Genchi,
sono anch'io un abbonato di Panorama e tra le rubriche cui sono affezionato la preferita e quella di Jannuzzi.
Almeno fino a qualche tempo fa, da quando cioè non ha cominciato a dedicarsi ai casi calabresi. Perché come al solito la Calabria non è degna delle attenzioni e analisi reali della sua situazione economico-mafiosa-politica-sociale bensì di gente che alimenta il proprio narcisismo per conto degli schifosi poteri che la gestiscono.
in bocca al lupo, bartolo iamonte.
bartoloiamonte@libero.it

Anonimo ha detto...

Egr. Dott. Genchi,o
Carissimo Gioacchino,
ma che persona meravigliosa e semplice, leggo essere in Lei/te, seguo il tuo blog, e ne leggo i post tutto d'un fiato, tanto sono lineari e gradevoli da leggere, ed alla fine io credo che ogni persona si senta gratificato, dopo aver letto ogni suo post.
La gente ha un bisogno intimo di persone pulite, linde e attive come te, un grande maestro che potrebbe essere chissa' cosa, ed essersi arricchito chissa' come, se avesse scelto altre strade, ed invece, abbiamo, tutti coloro che ti leggiamo, il conforto ed il piacere di sentirti vicino, nonche' il desiderio di restarti vicino e di darti tutta la nostra solidarieta' e la nostra ,se e' il caso, disponibilita', anche se sappiamo che una persona in gamba come te non abbia bisogno del nostro poco autorevole aiuto. Cerchiamo di fare quello che possiamo tutti quanti, ed a volte anche non fare niente, ma essere una persona profondamente onesta con se stessi e con gli altri credo sia la prima cosa e la piu' semplice che ognuno di noi possa fare, per far si' che questo sistema non marcisca del tutto, se solo le persone oneste resisteranno alle tentazioni, sara' gia' una grande battaglia vinta. Prima di lasciarti momentaneamente con un forte abbraccio fraterno, ti allego una mia osservazione, scritta sul mio blog: http://blog.libero.it/VALERIOEDINTORNI/commenti.php?msgid=3578440&id=95688#comments
con immensa stima,
Valerio Arcuri
solista54@libero.it

Gioacchino Genchi ha detto...

Grazie Valerio!
Grazie delle tue parole, che mi riempiono di gioia e mi danno un grande conforto.
Vedi, io sono un uomo semplice e vivo di cose semplici.
Ti sembrerà un assurdo quello che mi accingo a dirti (e non mi fraintendere), ma mi sono pure rivisto in Bernardo Provenzano, quando ho appreso che si nutriva di “cicoria e ricotta”.
Sono le due cose che mi piacciono di più.
Ho una vita semplice, mi vesto in modo semplice ed ho degli amici semplici.
Sono una persona come si direbbe “normale”.
Vivo con la mia famiglia e frequento pochi, ma buoni amici.
Non faccio vita mondana, non sono iscritto a “circoli” ed i mie più grandi “amici” – relegato come sono in casa ed al lavoro – sono Sky ed i miei libri.
Il ruolo del “personaggio”, solo perché sono entrato in questa “arena”, mi sta proprio stretto.
Nell’arena, però, non vorrei fare la fine del “toro”!
E’ per questo che mi difendo e mi difenderò fino a quando in questo Stato ci sarà l’ultimo spazio di “Libertà”.
Il Web, come sai, non può essere né “censurato”, né “avocato”, né quanto meno “revocato”.
Continuo a lavorare a fianco di decine e decine di magistrati onesti, liberi ed indipendenti.
Con me lavorano poliziotti, carabinieri, finanzieri e servitori dello Stato onesti, ai quali va il mio deferente e rispettoso riconoscimento, per la leale collaborazione che approntano, anche per la riuscita del mio lavoro.
Il tuo prezioso contributo di solidarietà a questo Blog, sono una ulteriore attestazione di democrazia, di libertà e di verità, che sono l’essenza stessa del concetto di “GISUTIZIA”, per cui tutti ci battiamo.
Guai se qualcuno pensasse di strumentalizzare in chiave politica il mio disagio, come ha fatto qualche altro per il mio lavoro.
Nel doveroso rispetto che mi è dovuto per la funzione che svolgo e di cui sono onorato, mi sia lasciata la libertà di difendermi, anche secondo un brocardo latino: “vim vi repellere licet”.
Vero è che ho chiamato il blog “Legittima difesa”, ma non pensavo mica all’uso delle armi ma della parola e dello scritto.
Anche in questo il diritto romano mi avrebbero dato ragione: "adgreditus non habet staderam in manu".
Se traduci, proprio in fatto di “bilance”, credo ancora di avere parecchi “pesi” e “carichi da 11” da far valere nel “piatto” delle mie ragioni!
Con me si sono comportati proprio male e, credimi, non lo meritavo.
Un cordiale saluto, anche per la cortese disponibilità e per l’ospitalità nel tuo blog.
Gioacchino Genchi

Viler ha detto...

Mi aggiungo ai tanti italiani. Piena stima e solidarietà a te Gioacchino.
Un caro saluto, Viler

Anonimo ha detto...

Giuliana e Bianca
Carissimo Dr. Genchi, abbiamo letto con grande interesse i suoi articoli e noi siamo decisamente con Lei!!!In Italia è purtroppo vietato essere capaci, corretti, professionali ed intelligenti. Troppe qualità concentrate in un unico soggetto lo trasformano irrimediabilmente in una "persona pericolosa"!!Siamo certe comunque che andrà avanti,continuando a svolgere egregiamente la Sua attività, come è giusto che sia!!!bellissima e trasparente l'idea del blog!

Anonimo ha detto...

Carissimo Gioacchino,
mi sono permesso di pubblicare sul mio blog http://blog.libero.it/VALERIOEDINTORNI/view.php?reset=1 la mia solidarieta' ad un uomo integro come te, nonche' il tuo ringraziamento alle mie parole, per il semplice motivo che mi sento veramente onorato di tutto questo,
con stima ed affetto,
Valerio

Anonimo ha detto...

Sono onorata della sua visita al mio blog. Mi sono permessa di pubblicare il messaggio e di segnalare il suo blog.
Come cittadina la ringrazio del lavoro che ha svolto al fianco del dr.De Magistris.
Un grazie anche per l'impegno che ancora, attraverso questo blog, sta profondendo per la ricerca della verità. Non si arrenda.
Con stima.

Anonimo ha detto...

Resistere resistere resistere.
Comunque chiamare jannuzzi giornalista mi sembra troppo, diciamo che è uno che serve fedelmente i suoi padroni

Unknown ha detto...

Carissimo Genchi,
perché non crea un account email appositamente per chi, come me, vorrebbe manifestarle la propria solidarietà in maniera riservata?

Grazie

Anonimo ha detto...

Egregio Dott. Genchi, sono mirabilmente sorpreso dalla scorrevolezza della sua parola scritta. Solo oggi sono riuscito a trovare cinque minuti di tempo per farle pervenire la mia ammirazione e il mio affetto per quanto dice e, soprattutto fa! Ecco il punto: in questo Paese il pericolo viene non da ciò che le persone dicono, ma da quello che fanno. Il Senatore Iannuzzi dice, dice, dice.... ma non riuscirà mai a convincere chi poggia i suoi passi nel mondo su una struttura solida di principi morali come fa Lei. E'per questo che, agli occhi del Potere, Lei sarà sempre una persona Pericolosa! Sono un dipendente pubblico che in ufficio, prima di scartabellare i giornali, o girovagare in internet, o soffermarsi in chiacchiere con i colleghi, cerca di svuotare la propria scrivania evadendo le pratiche che quotidianamente la affollano. Nel mio ex studio da libero professionista (sono un geometra) campeggiano, alle mie spalle, i ritratti di quelli che sono i miei modelli di vita: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giorgio Ambrosoli, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Beppe Alfano, Pippo Fava e molti altri. Avrà notato che si tratta di personaggi di elevatissima statura Morale che hanno tutti un minimo comune denominatore: sono caduti perché facevano il proprio dovere! Ogni volta che sento di non farcela più a sopportare le storture di questo sciagurato Paese, mi volto e cerco di trovare la forza in quelle immagini di persone che non si sono mai piegate a beceri interessi personali, ma hanno sempre agito per il bene pubblico. E' un sollievo sentire che di galantuomini come Lei ve ne siano ancora in giro e le dico che ce la metto tutta perché anch'io possa sempre essere retto e corretto in tutto ciò che faccio. Ed è per questo che le rinnovo la stima e l'affetto per il lavoro che fa e che, le auguro di cuore di continuare per lunghi anni a svolgere.
Mi permetta di porgere, poi, tramite la sua persona, tutta la mia solidarietà e ammirazione per i Servitori dello Stato, siano essi Magistrati, Poliziotti, Carabinieri e Finanzieri. Mi fanno ridere quei parlamentari che vogliono a tutti i costi manifestare solidarietà a questi servitori soltanto quando qualche agente si macchia di qualche reato (vedi Scuola Diaz a Genova o l'agente che ha, con leggerezza, utilizzato l'arma qualche domenica fa). Questi signori si dimenticano di manifestare solidarietà a questi nostri servitori quando li si tratta da figliastri (vedi differenza di trattamento tra vittime della mafia e vittime del terrorismo).
Con rinnovata stima (uso il mio nickname per timidezza) e augurandole tutto il bene possibile

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
Ho proposto il suo sondaggio ed il suo blog a tutti i miei amici in giro per l'Italia.
Il suo operato e quello di altri uomini come Lei mi fa sentire fiera di essere siciliana.
Rosanna

Anonimo ha detto...

«Ritiene il tribunale che i fatti posti a fondamento del giudizio pesantemente critico espresso da Jannuzzi nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo corrispondano a verità». E ancora: «la ritardata perquisizione del covo di Totò Riina è stata atto concordato dai carabinieri del Ros e dall’ufficio inquirente (cioè la Procura, ndr) palermitano»; «il comportamento degli uomini del Ros è stato ineccepibile»; «la sospensione del servizio di osservazione del covo, decisa unilateralmente e motivatamente dai carabinieri, è stata ininfluente rispetto al mancato ritrovamento dei pizzini (l’archivio di Riina, ndr)»; e infine «non solo la ineccepibilità ma anche la buona fede dei militari del Ros erano già di per sè intrinsecamente desumibili non solo dal vissuto al servizio dello Stato dei due militari ma soprattutto dal comportamento tenuto dai medesimi nei giorni precedenti l’arresto del boss». Perché - scrive il giudice - se si fosse fatto come voleva la Procura, e non come voleva «Ultimo», Riina non sarebbe mai stato preso.


Cosa ne pensa di questa sentenza emessa ieri?

Anonimo ha detto...

Cuffaro su La7 ti ha usato come scudo dicendo che su 2.800.000 telefonate non ne hai trovata una in cui parlava con un mafioso