(tratto dal settimanale OGGI del 16-12-2008. Non ho riportato prima l'articolo-intervista nel blog in quanto il giornale era ancora in edicola. Gioacchino Genchi)
Guerra tra Procure
Parla Gioacchino Genchi
Misteri e misteri. Non sono uno spione.
E’ l’uomo chiave del caso de Magistris. Lo accusano di avere intercettato 007 e politici, tra cui Mastella. E di avere un archivio illegale con 600 mila “voci”. Ma lui dice: «È un pretesto per nascondere i veri abusi»
di Edoardo Montolli (OGGI, 16 dicembre 2008)
Milano, Dicembre
La voce stanca, ma tagliente, del superconsulente informatico arriva di notte da un telefono sulla Salerno-Reggio Calabria. Lui sta tornando a Palermo, dove vive. «Scusi l’ora, ma ho avuto da fare con il processo sull’omicidio del capomafia di Siderno». Gioacchino Genchi, 48 anni, è l’uomo-chiave di Why Not?, l’inchiesta dell’ex pm Luigi De Magistris che ha causato in questi giorni sequestri e controsequestri degli incartamenti tra magistrati e il conseguente trasferimento di procuratori e pubblici ministeri. Mai successo prima. Salerno che accusa Catanzaro di aver orchestrato un complotto per togliere la madre di tutte le inchieste a De Magistris. Catanzaro che risponde tuonando proprio contro il principale artefice di quell’inchiesta: Genchi. Perché possiederebbe un misterioso archivio informatico con 578.000 richieste anagrafiche, tra cui parlamentari, giudici e 007? Un archivio «illegale», scrivono i magistrati di Catanzaro, che «attenta al diritto alla privacy» e che conterrebbe pure «utenze coperte dal segreto di Stato». Possibile che lo schivo superconsulente Genchi, massimo esperto nell’analisi dei tabulati telefonici, diventi una figura inquietante? La nostra intervista esclusiva comincia da qui, dall´archivio segreto.
Genchi, lei è indagato?
«A oggi mi risulta di no. Peraltro nemmeno riesco a immaginare da chi e per quale reato. Questi polveroni si alzano ogni volta che mi occupo di indagini che riguardano i politici. Tutti i dati che raccolgo su incarico di pubblici ministeri o giudici fanno parte dei fascicoli processuali. E ne viene data copia integrale ai difensori. Di segreto, quindi, non c’è nulla. Quanto ai numeri, sono state agitate cifre senza senso, con l’evidente scopo di denigrare me, il dottor De Magistris e in ultimo i magistrati di Salerno, che hanno riconosciuto come perfettamente regolare il mio operato. Se poi contiamo i dati che posso trattare io in un anno, sono pari a circa l’uno per cento del più modesto degli studi legali.
E le utenze di servizi segreti e parlamentari? E i numeri coperti da segreto di Stato?
«Questa poi... Quando trovo un numero di telefono durante un’indagine, lo accerto. E se trovo un numero dei servizi, che posso farci? Non mi pare che siano al di sopra della legge. E nella Why Not? sono state rilevate le utenze di autorevoli soggetti dei servizi e del Ros dei Carabinieri. La fandonia delle utenze “coperte da segreto di Stato” ancora non l’avevo sentita. E mi spiace che a parlarne siano stati dei magistrati. Come si può stabilire da un tabulato che un numero di telefono è “coperto da segreto di Stato”? Dove è scritto? Questo è ridicolo».
Ma lei ha trattato utenze di parlamentari, cosa proibita?
«Ogni volta che ho trovato utenze di parlamentari l’ho immediatamente segnalato al pubblico ministero. Altra cosa accade però quando i parlamentari risultano in contatto con gli indagati di cui ho acquisito i tabulati. Ebbene questo sì. Di contatti telefonici cosiddetti indiretti ce ne sono tantissimi. Inoltre, se un deputato usa un cellulare intestato ad altri, non c’è nessun modo per stabilire a priori che si tratti di lui. Però c’è un aspetto più grave. Alcuni parlamentari, ed è accaduto per uno in particolare, hanno attivato decine di schede e le hanno messe in mano anche a soggetti vicini a killer mafiosi: su quelle utenze non si è potuta compiere alcuna attività di controllo. Nel caso specifico, fu accertato che mentre il parlamentare si trovava a Roma, gli altri suoi cellulari operavano in Calabria. Possiamo pure gridare allo scandalo, ma a vergognarsi dovrebbe essere chi consente queste cose e non io, che ho interrotto ogni attività relativa a quell’indagine».
Non può rivelare un fatto tanto grave senza precisarlo: di che parlamentare si tratta?
«Se la Commissione Antimafia m’interrogasse in proposito, non avrei alcuna difficoltà a fornirne il nome».
Lei è stato estromesso dall’indagine Why Not? e il suo posto è stato preso dai carabinieri del Ros. Nella loro relazione si sostiene che lei abbia trattato l’utenza dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella (episodio che fu all’origine del braccio di ferro con De Magistris) senza la necessaria autorizzazione, visto che si trattava di una scheda intestata alla Camera dei Deputati.
«Quando trattai l’utenza poi risultata nella disponibilità di Mastella, il numero era già passato dalla Tim alla Wind e intestato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e da questo mai si sarebbe potuti risalire a Mastella. Ma dico di più. Quel numero, in sei anni di vita, mai era stato nemmeno intestato a qualcuno o qualcosa che fosse riconducibile alla sua persona, pur avendo cambiato tre schede e ben diciotto cellulari. Chiunque, compreso il Ros, deve accertare bene gli intestatari di un’utenza o può incorrere in errori come quelli che in passato hanno portato a tragici eventi. Il professor Marco Biagi è stato ammazzato proprio per un errore di questo tipo, poiché, a causa di una ricerca svolta male, non trovando le autorità traccia nei tabulati delle minacce telefoniche che lui subiva da tempo, non gli ridiedero la scorta. Facendolo quasi passare per un mitomane. Perciò si deve fare parecchia attenzione in queste indagini».
Tornando a Mastella, forse il ministro teneva alla privacy.
«Può darsi. Appena scoprii che quel numero lo usava lui, lo comunicai a De Magistris. Ma le dirò ancora di più, a proposito di privacy. Ho recentemente scoperto, analizzando le intercettazioni di Toghe Lucane [un’altra inchiesta scottante di De Magistris, ndr] che Mastella è stato anche intercettato mentre trattava faccende locali con alcuni esponenti di centrosinistra. In quel caso usava un altro telefono e ciò dimostra le difficoltà nel districarsi in questa materia, in cui il Ros non ha fatto certo una bella figura, determinando questo polverone. E c’è ancora un fatto non proprio irrilevante: le indagini che ha svolto il Ros di Roma sul mio conto e sul dottor De Magistris sono abusive».
Abusive? In che senso?
«La Procura Generale di Catanzaro non poteva delegare al Ros di compiere indagini su un magistrato del proprio ufficio. L’accertamento per de Magistris poteva farlo solo la Procura di Salerno. E per me, ove fossero emersi elementi di reato, quella di Palermo, dove io lavoro e dove ho svolto tutte le mie attività. Ciò non è avvenuto perché non c’era alcun reato. E inoltre, se nessuna indagine poteva dunque essere delegata al Ros di Roma, ancora meno poteva essere delegata a quelle particolari persone del Ros. Se i tabulati acquisiti avevano un senso, non si potevano affidare ai soggetti che emergevano proprio dagli stessi tabulati. Quindi...».
Quindi che cosa ne desume?
«La vicenda dell’“archivio Genchi” è stata solo la scusa tirata fuori dal cilindro per giustificare l’assurdità commessa. E ha trovato sponda in persone ben precise e molto interessate, che si sono premurate di attaccarmi anche in Parlamento. Sa come si dice, no? La gallina che canta per prima è quella che ha fatto l’uovo».
Un’ultima domanda. Il suo lavoro, in seguito a tutti questi attacchi istituzionali, è diminuito?
«No. Continuo anche a lavorare con diversi magistrati di Catanzaro, per cui ho svolto consulenze prima e dopo l’allontamento del dottor de Magistris ».
Com’è possibile, con quello che ha scritto di lei la Procura Generale di Catanzaro?
«La Procura della Repubblica di Catanzaro non è la Procura Generale di Catanzaro. Se la legge prevede che ci siano due uffici con distinte competenze non è un caso. In questo tengo a ribadire che a Catanzaro ci sono tantissimi magistrati per bene, che lavorano in condizioni disumane, in una realtà criminale che è in assoluto la più difficile e complessa di tutta Italia. Palermo, in confronto, sembra la Svizzera. E consideri con attenzione il paragone che ho fatto».
Edoardo Montolli
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5 commenti:
Genchi,spero, un giorno, di stringerti la mano e dirti un fortissimo "grazie" a nome di tutti gli Italiani Onesti.
Un abbraccio e auguri di buon Natale e din un Felicissimo 2009.
Carmine.
Grazie Signor Genchi.
Ma quando potranno le persone come Lei, vedere riconosciuti i propri meriti?
Io sto leggendo il Rapporto Carrer sulla criminalità a Ventimiglia (la mia città).
Rapporto provvidenzialmente secretato.
Ma riusciremo un giorno a vedere un'Italia meno corrotta?
Nella quele i ladri faranno i ladri, e le guardie le guardie?
Cari saluti Marco Ballestra www.alzalatesta.net
Carissimo Giocchino sono Valerio Arcuri e solo ora ho visto che hai ripreso a scrivere sul tuo blog e non sai con quanto immenso piacere ti rileggo, inspirando tutto d'un fiato i tuoi scritti, come al solito chiari ed esplicativi perfino a qualche sedicente giornalista al soldo del padrone,questi distruttori della democrazia e della informazione, gente capace solo di leccare, e senza nessuna dignita' personale di esseri umani ma soprattutto privi di quella onesta' culturale che dovrebbe rendere ogni giornalista un missionario dell'informazione invece di "sarti" che confezionano gli articoli che scrivono, a misura del loro padrone, sia esso onesto o disonesto. Ma ritornando a noi o meglio a te, spero che questa volta ti farai sentire piu' spesso, non fosse altro perche' la gente semplice, ha sete di giuztizia, non di giustizialismo,"parola inventata comunque dai politici per depistare le menti sui giudidci che accusano, invece di difendersi dai reati che commettono 365 giorni all'anno; la gente semplice ha sete di vedere e sentire cose normali come un pm che riesce ad indagare e portare a termine le sue indagini senza che si gridi allo scandalo nei suoi confronti e non degli indagati. La gente vuole essere amministrata x il proprio bene, vorrebbe vedere i politici intenti a promuovere lo sviluppo della collettivita', impegnarsi affinche' la gente stia sempre meglio, 31 giorni al mese anziche' fare la FAME dal 16 in poi, e perche' tutto funzioni o comunque si ritorni sulla retta via, il tuo contributo alla societa' civile ed alle persone oneste e' di grande supporto e conforto, sia materiale che morale, vorremmo in molti che chi sbaglia paghi e chi invece merita di andare avanti ci vada senza raccomandazioni, ma solo per merito, senza essere obbligato come accade spesso ad emigrare in paesei dove queste cose sono normali e di normale routine.
Egregio e stimatissimo Gioaocchino, leggerti e' per noi una cosa meravigliosa, sapere che costantemente, ci sono persone come te che insieme ad altri bravi poliziotti, o carabinieri, o altre forze dell'ordine, fanno tutti i giorni il loro dovere con devozione per lo stato e senso del dovere, parole sconosciute ai piu' della classe politica.Caro Genchi ti aspettavamo con ansia, ora dissetaci, facci sntire di nuovo l'onesta' strutturata nella persona.
Ah quanto vorremmo sentire la stessa certezza d'onesta' che sentiamo in te, nelle persone che ci governano, se questo esistesse potremmo persino pensare che un domani non molto lontano, potremmo pensare anche al futuro: tempo che adesso e' cosi' lontano che non riusciamo neanche a vederlo.
Leggerti e sapere che ci sei, e' come vedere un raggio di luce nel buio piu' profondo, esatto, ogni volta che scrivi, ALMENO IO MI SENTO ILLUMINATO Ora ti lascio, anche se ho milioni di cose da dirti, ma sono troppo emozionato e devo riprendermi un po'... nel frattempo accetta questi semplici Auguri ma provienienti dal profondo del cuore, di un Felice Anno Nuovo per te e tutta la tua famiglia, estensibili anche a tutti i tuoi collaboratori ed a tutte quelle forze dell'ordine, che ogni giorno rischiano la vita affinche' il bene prevalga sul male. AURURI
valerio arcuri
vorrei stringerle la mano..
Egr. Dott. Genchi,
ho letto in questa sua intervista che lei dice:
"Quando trattai l’utenza poi risultata nella disponibilità di Mastella, il numero era già passato dalla Tim alla Wind e intestato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e da questo mai si sarebbe potuti risalire a Mastella. Ma dico di più. Quel numero, in sei anni di vita, mai era stato nemmeno intestato a qualcuno o qualcosa che fosse riconducibile alla sua persona, pur avendo cambiato tre schede e ben diciotto cellulari."
Ebbene dalla sua relazione depositata agli atti del procedimento 2057/2006, emerge invece che :
"Fra questi, per l'intensità dei rapporti, è balzato in evidenza il cellulare con la SIM GSM 03355128***, intestata alla Camera dei Deputati, che presnetava già circolari contatti con le utenze di Luigi Bisignani, di Antonietta Magno, di Giancarlo Franzè, di Antonio Saladino ed altri, come possiamo apprezzare dal grafico che segue. Acquisiti i cellulari di Antonio Saladino e recuperatene le annotazioni in memoria, è emerso che la SIM GSM 03355128***, intestata alla Camera dei Deputati, era in uso al Senatore Clemente Mastella, attuale ministro della Giustizia del II Governo Prodi".
Puo spiegarmi, sempre se ne ha il tempo e lo ritiene opportuno, questa incongruenza?
I più cordiali saluti.
Federico Orfei
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