Ieri sera, mentre rientravo da Locri - dove ho partecipato alla quinta udienza della Corte d’Assise (protrattasi per tutta la giornata) – per l’omicidio del capomafia di Siderno Salvatore Cordì, mi ha chiamato al cellulare il giornalista RAI Bruno Sokolovic, che mi ha letto una gravissima dichiarazione rilasciata sul mio conto dall’on. Marco Minniti (calabrese), ministro ombra dell’Interno del Partito Democratico.
Dopo gli affondi di D’Avanzo e di Bianconi, le dichiarazioni di Minniti (e di qualche altro che lo ha seguito a ruota) non mi hanno meravigliato più di tanto.
Ho replicato all’on. Minniti con l’intervista andata in onda al GR1 della RAI (nell’edizione delle ore 08:00 di oggi) che vi invito ad ascoltare:
http://www.radio.rai.it/MediaRai/player.cfm?Q_CANALE=http://www.radio.rai.it//grr/gr_1/archivio_2008/audio/gr1_20081211.0800.ram
Sono indignato delle dichiarazioni dell’on. Minniti, che è anche calabrese ed è stato pure Sottosegratario al Ministero dell’interno.
L’on. Marco Minniti sa benissimo qual è stato e qual è il mio impegno nei più importanti processi di mafia, di strage e di omicidio, perpetratisi in Calabria negli ultimi anni (e non solo in Calabria!) - fino a qualche giorno addietro - al fianco di numerosissimi magistrati onesti, bravi e coraggiosi.
Sono onorato ed orgoglioso della loro fiducia che non è mai venuta meno, nonostante le “tragedie” orchestrate da chi li ha depistati e, probabilmente, ha fatto pure loro commettere degli errori.
Sono certo, conoscendo alcuni di loro, che mai sarebbe accaduto quel che è accaduto, se a quei magistrati fossero state fornite delle corrette informazioni.
Forse il vero problema sta proprio in questo e non va ricercato all’interno della Magistratura, come in tanti si ostinano ancora a fare, nel tentativo di conseguire altri risultati.
Molti hanno citato il Capo dello Stato - anche a sproposito - al punto che la Segreteria Generale del Quirinale è stata più volte costretta ad intervenire.
Nessuno, però, si è ricordato di citare il più autorevole ed importante provvedimento che il Presidente Napolitano ha adottato quando era Ministro dell’Interno.
Mi riferisco alla famosa “Circolare Napolitano”, con cui ha cercato di limitare la autoreferenzialità del ROS dei Carabinieri nelle indagini giudiziarie, al di sopra delle competenze funzionali dei Pubblici Ministeri, dei Procuratori Distrettuali e dello stesso Procuratore Nazionale Antimafia.
La regolazione e la limitazione di competenze e prerogative si riferiva proprio all’organo centrale del ROS (quello di Roma).
Ripreso quota il ROS - per la sostanziale disapplicazione della “Circolare Napolitano” - in modo molto discutibile (commettendo pure clamorosi errori), proprio un organo centrale del ROS di Roma ha svolto gli accertamenti sul conto del dr. Luigi de Magistris e su di me, su delega dell’Avvocato Generale di Catanzaro, che aveva avocato l’indagine “Why Not”.
Di quell’organo hanno fatto parte e fanno parte soggetti che ritenendosi formalmente Carabinieri, entrano ed escono dai servizi di sicurezza a seconda delle ventate politiche del momento.
A questi si aggiungono quanti - transitando tra il ROS, la PIRELLI o qualche altra azienda telefonica - hanno cercato e cercano di riaccreditarsi al cospetto dei potenti di turno, montando “tragedie”, con conseguenze che sono state devastanti per le Istituzioni e la Magistratura.
Purtroppo molti politici, anche in buona fede, quando entrano nelle stanze dei bottoni non riescono a restare indifferenti a queste “sirene” e - col tempo - finiscono essi stessi per cadere nella trappola.
Alle stesse “sirene”, purtroppo, finiscono per soggiacere taluni magistrati in buona fede e le conseguenze sono parimenti gravi.
A volte l’ambizione, a volte la speranza di facilitare qualche risultato investigativo, tradiscono i buoni intendimenti ed arrecano danni sostanziali alla giustizia, tradendo le nobili finalità che si intendevano perseguire.
Usare certi discutibili sistemi nelle indagini giudiziarie è come il doping per l’atleta.
Si ha la sensazione di arrivare i primi e di fare meglio.
Prima o dopo, però, se ne pagano le conseguenze sulla persona e si rischia pure di essere squalificati!
A proposito di una certa genia del ROS, non è il caso che si parta dalle indagini sulle stragi del ’92 e ‘93, , dal “Papello”, dalla mancata perquisizione del covo di Riina, dal suicidio del Mar. Lombard, dall’omicidio di Luigi Ilardo, dalla continuata mancata cattura di Bernardo Provenzano, dalla trattativa con Cosa Nostra, dalle indagini sulle talpe alla DDA di Palermo o alle infiltrazioni spinistiche all’interno della Telecom, per arrivare ai rampolli di quella genia, variamente distribuiti fra ROS, aziende telefoniche private ed accreditate agenzie spionistiche.
Talune di queste ancora lucrano milioni e milioni di euro dallo Stato.
Non è nemmeno il caso che io richiami le numerose e purtroppo dolorose indagini su appartenenti al ROS ed all’Arma dei Carabinieri, che in questi anni sono stato costretto ad assistere e partecipare, al fianco ed a servizio di magistrati coraggiosi (Pubblici Ministeri, Giudici e Tribunali).
I processi si sono conclusi con condanne esemplari.
Qualcuno, forse, oggi me la vuole far pagare anche per quello e - come diciamo a Palermo - ha cercato di "pulirsi il coltello".
A quelle indagini (come a numerosissime altre) ho avuto l’onore di lavorare (come sto lavorando) con degli onesti e bravi Carabinieri, con i quali ho condiviso i successi per i risultati conseguiti.
A loro va la mia più alta stima, amicizia e considerazione, per l’attaccamento allo Stato ed alla Legge, che hanno dimostrato nell’assolvere ai loro compiti di istituto.
Carabinieri onesti, professionali e volenterosi che, anche quando hanno fatto accesso al ROS, non hanno mai dimenticato di essere CARABINIERI, mantenendo alto il valore del giuramento di fedeltà allo STATO ed alle sue LEGGI.
Nel mio percorso professionale ho dovuto prendere atto, purtroppo, che molti carabinieri passati al ROS (Reparto Operativo Speciale) avevano contrabbandato per finalità poco commendevoli il loro giuramento di fedeltà allo STATO ed alle sue LEGGI.
Altri hanno fatto la stessa cosa nelle diverse fasi di entrata ed uscita dai Servizi di Sicurezza e dalla varie sigle di società private, più o meno collegate agli stessi "Servizi".
Altri si sono pure dimenticati di essere CARABINIERI, o se ne sono ricordati solo perché era cambiato il vento (o il padrone di turno), ed era necessario rientrare nei ranghi dell’Arma.
Su taluni appartenenti agli apparati deviati dello Stato si stavano concentrando gli ambiti più importanti delle indagini, quando sono state fermate, a seguito dell’avocazione e della delega ai ROS.
In questo la cosa che mi fa più rabbia è l’avere rilevato che si stava indagando anche a tutela di politici, di alte cariche dello Stato (vedi il Vicepresidente del C.S.M.) e di alti Magistrati, che hanno finito per attaccare e censurare l’operato di chi solo cercava di difenderli.
Si veda per tutti la diffusione della falsa notizia dell’acquisizione dei tabulati delle loro utenze.
Questo ed altro è stato inserito nel tritacarne di chi ha gestito abilmente le orchestrazioni mediatiche delle ulteriori fughe di notizie, che sono state foriere di provvedimenti giudiziari abnormi.
Mi limito a definire abnormi quei provvedimenti solo per la quiete istituzionale che il Capo dello Stato ha richiesto ed ha imposto a tutti con la sua autorevolezza.
Basta leggere le puntuali anticipazioni giornalistiche di un noto quotidiano calabrese per rendersi conto di qual è oggi il vero e reale problema della Calabria, ben oltre la Ndrangheta, la criminalità comune ed il malaffare.
In un circuito perverso di complicità e di ricatti incrociati, le vittime sono finite per diventare complici dei burattinai, che ancora tirano le fila di una vicenda che sta rischiando di travolgere tutto e tutti.
Quello che sta accadendo ha dell’incredibile.
Mi sembra di trovarmi sul set di “Scherzi a parte”.
L’unica cosa è che non ho mai visto una puntata che durasse così a lungo.
Mi auguro – anzi sono certo – che le Istituzioni sapranno reagire e trovare subito delle soluzioni efficaci, che poco mi pare si possano conciliare con delle punizioni ispirate solo da regole di “cerchiobottismo”.
Ne vale di quel che resta della credibilità dello Stato e della Magistratura.
Ne vale del lavoro onesto e del sacrificio di tanti – magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri – che hanno dato e danno il massimo di se stessi per la tutela dello Stato e per l’affermazione della Legge.
Se non sentiamo il bisogno e la capacità di ritornare a riflettere nel nome dei vivi e nel rispetto della Legge, quanto meno facciamolo nel nome e nel ricordo dei morti.
Di quanti nel nome dello STATO, della GIUSTIZIA e di una LEGGE che fosse “UGUALE PER TUTTI” hanno combattuto con coraggio e determinazione, fino all’estremo sacrificio della vita.
Abbiano in nome di costoro gli uomini delle Istituzioni – vuoi nei Palazzi di Giustizia che nei Palazzi del potere – il coraggio di abbandonare le logiche degli schieramenti, le appartenenze correntizie e corporative delle caste e levare alte le proprie coscienze alla ricerca ed all’affermazione di una morale, che sta al di sopra della Legge e che - al pari della Legge - è stata in questi giorni gravemente vilipesa, come mai era accaduto in questa Nazione.
Palermo, 11-XII-2008
Gioacchino Genchi
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5 commenti:
Sto dalla sua parte, Dott. Genchi. E, appena libero dal lavoro per più di un'ora, posterò sul mio blog il mio punto di vista. Magari i miei quattro lettori non sanno nulla di lei e delle sue inchieste.
Ho già notato che Benny Calasanzio e Sonia Alfano si stanno muovendo sia su Facebook, sia sui rispettivi blog. Aderisco anch'io all'iniziativa di diffondere informazioni sul suo lavoro, per far sì che vi siano più persone informate su vicende di cui, per mezzo dell'informazione canonica, poco si sa.
Un cordiale saluto!
Dottor Genchi, per quanto possa valere Le esprimo tutta la mia solidarietà.
E' un momento molto delicato e in ogni cuore onesto e pulito, in questo momento, alberga la speranza che tutto il marcio possa essere portato alla luce e che travolga tutti coloro che lo hanno prodotto.
La sostengo e La incito a proseguire con grande passione.
Arianna
Aderisco anche io, in pieno, all'indignazione per gli
attacchi sfrontati contro le persone che ancora si ostinano a difendere la
democrazia e la giustizia in Italia.
Nella fattispecie il Dott. Genchi.
Un'Italia che probabilmente nemmeno si
merita tanta abnegazione e spirito di sacrificio.
Spirito di sacrificio, si,
perchè chi tocca certi fili non solo può morire, ma ha la certezza matematica
di essere annullato civilmente, disprezzato dai Soloni di turno, deriso,
vilipeso e, in ultima analisi, rischia anche di venire sepolto in terra
sconsacrata.
Adesso abbiamo la CERTEZZA che il cancro evidenziato dal Dott.
De Magistris ha un solo nome : Loggia P3, dove la "P" sta per
"Pantegana".
Non me ne vogliano le pantegane.
Ci sono dentro
TUTTI, dalla destra alla sinistra, passando per la chiesa, l'imprenditoria
"creativa", la mafia (che a questo punto fa la figura della Cenerentola,
visto che è capace solo di sparare ma non di architettare strategie a lungo
termine), i giornalisti autoasserviti al potere.
E in ultimo posso dire che
c'è dentro anche una larga fetta della società "civile".
La stessa
che SE NE FREGA delle sorti dei magistrti onesti e di chi li ascolta.
Io non
so se ne usciremo, ma penso che se ci riuscissimo, sarebbe proprio un bel Paese,
quello che verrebbe fuori dalle ceneri di questa discarica
repubblicana.
Linkato sul mio blog.
Tieni duro
Monta rabbia e paura allo stesso tempo, nel constatare quanto difficile sia essere e vivere da persone perbene e fuori dal sistema, in questo Paese.
Il verminaio non era o é (viste le utlime note vicende dell'Università) solo quello del Caso Messina. Il verminaio è evidentemente questo Paese, in cui si lavora sempre di più per assottigliare le differenze tra chi sta dalla parte della legalità, verità, coerenza senso del dovere e rispetto delle persone e delle leggi; e tra chi sta esattamente dalla parte opposta. Attaccato a poltrone (politiche ed istituzionali in genere) avute né per merito,né per spirito di servizio... Inasomma non è la Polis greca, qualle che La attacca, cercando dis creditarla. Lo sappiamo e probabilmente lo sanno anche gli architetti di questa vergognosa vicenda...in cui si vuol fare passare il ladro per guardia e viceversa.
Ho letto il tek dell'AGI sulla sentenza del duplice omicidio di Partinico. Un'agenzia che anche letta distrattamente tra le tante che arrivano in rete nelle redazioni, ci fa pensare che anche grazie all'impegno di alcuni come Lei,la scritta che campeggia nelle aule dei tribunali abbia ancora un senso.
Un senso vero e profondamente costituzionale, di garanzia per tutti, nessuno escluso.
Con stima ed apprezzamento sincero.
Mariella
(Palermo)
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