sabato 30 ottobre 2010

Non basta coprire gli occhi per tutelare i giovani

Non basta coprire gli occhi per tutelare i giovani
di Gioacchino Genchi, da il blog de Il Fatto Quotidiano del 29 ottobre 2010

Dal sito di Repubblica noto che gli occhi di Ruby nella foto sono orrendamente mascherati dai soliti quadratini grigi, come su qualcuno le avesse dato un pugno con dei dadi. C'è una legge che lo prevede a tutela dei minori e dalle violenze della stampa è giusto che i minori debbano essere tutelati.

Nelle cronache, intanto, le ultime notizie sulla vicenda di Ruby sono state prese a pretesto dai soliti bigotti moralisti per gridare allo scandalo.

Per costoro, però, come per quelli che pensano che per tutelarla basta imbrattarle gli occhi, lo scandalo non è Belusconi, ma la sessualità di Ruby, che ha solo 17 anni.

Questo ed altro basta ad appagare i puritani solo col mascheramento degli occhi di un volto bellissimo, che finiscono per sfigurare le sembianze di una ragazza che pare un gioiello della natura e che chiunque, senza altre recondite finalità, avrebbe avuto il piacere di ammirare.

In tutto questo la più grande ipocrisia sta nel fatto che chi si preoccupa di tutelarla solo coprendole gli occhi finisce, magari senza accorgersene e senza volerlo, col farle violenza.

Una violenza diversa, forse più grave e dolorosa di quella che gli hanno fatto altri, anche per obiettivi limiti fisiologici, che magari cercano anche in questo modo di dissimulare.

Ed è così che chi nella vita ha avuto sempre la virtù di trasformare il piombo in oro, saprà fare anche di questa inaspettata disgrazia una virtù.

Probabilmente qualcuno non ha ancora incassato la lezione degli errori del passato.

Non bastano i sondaggi e non sono serviti nemmeno i risultati delle urne elettorali a far capire che la campagna di stampa con le 10 domande è solo servita a rinforzare Berlusconi più di quanto lui col suo governo e con la sua maggioranza era riuscito a fare.

Anzi proprio quelle 10 domande sono riuscite a rinforzare la maggioranza e tenerla unita, più della minaccia di essere dossierati dai segugi del Giornale o di Libero.

Oggi quella maggioranza si sta sfaldando a pezzi ed è per questo che dobbiamo augurarci che con Ruby non accada quello che è successo con Noemi.

Fateci caso, ma già a solo un paio di giorni dalla notizia non si parla più di un governo che non governa, di una maggioranza frantumata di cui ormai non si contano più i pezzi, come se si fosse rotto un vaso di cristallo lanciato dalla torre Eiffel.

Non si parla più di lodi, del saccheggio della giustizia e dell'impunità del premier.

Non si parla più della crisi economica e della disoccupazione. Non si parla più nemmeno di Montecarlo e c'è da sperare che Ruby non sia solo il frutto del tentativo di cambio di casacca di qualche inquilino che abita nei palazzi dei poteri forti.

Ci sono troppe cosa strane che lo fanno pensare. Coincidenze, telefonate, agenzie fotografiche e incontri che lasciano più di un sospetto.

Nella vicenda non sorprende affatto ritrovare insieme (con Ruby) Emilio Fede e Silvio Berlusconi.

Sarebbe bastato guardare una qualuqnue edizione del TG4 degli ultimi ven'anni per accorgersene.

In questa vicenda il fatto nuovo è il sorriso di Ruby che si intravede nella foto di Repubblica, nonostante gli occhi sfigurati.

Un sorriso ammaliante che riesce a non far pensare e parlare più dell'immondizia di Napoli e forse a non farne sentire la puzza.

Proprio ricordando la Campania, in fondo, nella storia di Ruby non c'è nulla di nuovo rispetto a quanto non ci aveva svelato la vicenda di Noemi.

In quel caso anche la moglie di Berlusconi ha potuto confermare, mentre oggi non può farlo, impegnata pure lei a battersi per qualche milione di euro in più al mese di liquidazione, pur di non dire più le stesse cose su suo marito.

L'unica notizia della vicenda di Ruby, se la analizziamo bene, è la telefonata notturna di Palazzo Chigi alla questura di Milano.

Questa, a ben riflettere, oltre che una notizia di stampa appare proprio una "notizia di reato", qualunque siano state le conseguenze di quell'interessamento.

Chi l'ha ricevuta, quand'anche non avesse aderito alle istigazioni, aveva l'obbligo di informare "senza ritardo" l'autorità giudiziaria, come impone l'art. 331 del codice procedura penale ad ogni pubblico ufficiale.

Nelle questure, poi, quelli che di solito rispondono a Palazzo Chigi non sono pubblici ufficiali qualunque e, se leggiamo bene il codice, di obblighi ne hanno anche ben altri dei semplici "pubblici ufficiali" che lavorano al Catasto.

Comunque siano andate le cose non bastano oggi solo le conferme di quella telefonata. Specie se vogliamo che in Italia la legge sia uguale per tutti e non ci siano trattamenti differenziati per i ricchi, per i poveri, per i potenti e per i deboli.

Se non vogliamo, principalmente, che si crei un codice per gli intoccabili, un codice speciale per gli oppositori del regime.

Per tutti coloro che magari non sono mai stati una forza politica, che non hanno fatto parte di un partito o hanno avuto simpatie per partiti diversi e che hanno fatto semplicemente il loro dovere, con coscienza ed onestà.

Mi riferisco a quei magistrati, investigatori o giornalisti, che hanno avuto solo il coraggio delle proprie azioni e di mantenere la schiena dritta e che, solo per questo, sono stati il bersaglio di questo Regime.

E quindi ci risiamo.

Il volto di Ruby e i suoi occhi sfigurati stanno alimentando l'argomento di distrazione di massa del momento, per allontanarci dai reali problemi del Paese.

Ed è per questo che io voglio rivendicare la libertà sessuale di quella ragazza, nonostante i suoi 17 anni.

Io ho una figlia che ha 17 anni, che ammiro mentre cresce e che da bambina ho visto diventare donna.

Ho molto rispetto di mia figlia e ancora di più ne ho della sua libertà sessuale di determinarsi come vuole.

Non ci vedo niente di male che frequenti dei coetanei. Vedendola così cresciuta e così matura non escludo che abbia già potuto avere anche dei rapporti sessuali.

Escludo comunque che mia figlia possa andare con dei settantenni.

Per quanto mi riguarda la cosa mi pare tanto assurda, che non riesco nemmeno a immaginare quale potrebbe essere la mia reazione. Penso che come me tanti padri e tante madri delle tante belle diciassettenni che fortunatamente sono nate anche in Italia hanno pensato la stessa cosa e si sono posto questi interrogativi.

Di una cosa però sono certo. Non mi sentirei mai di criminalizzare mia figlia, anche se questa fosse Ruby, anche perché sono convinto – nonostante lo sviluppo del suo fisico – della sua immaturità.

So che lei, a proposito dell'immaturità, non è d'accordo con me e forse ha anche ragione. Fortunatamente, però, in Italia c'è una la legge che la presume tale.

A differenza che per i maggiorenni, infatti, "chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni". Non è né Di Pietro ad averlo detto, né Travaglio ad averlo scritto. Questo è solo l'art.  600 bis del Codice Penale della Repubblica Italia che, salvo lodi, legittimi impedimenti e leggi ad persona, dovrebbe applicarsi nei confronti di tutti coloro che grazie al fatto di essere ricchi e potenti, attentano alla libertà sessuale dei nostri figli.

Una legge che in Italia, però, vale per tutti e non per alcuni e così ritorniamo al punto di partenza.

Dopo la vicenda di Noemi anche con i nuovi gossip su Ruby ritornano d'attualità i possibili rapporti sessuali di Silvio Berlusconi con una minorenne. Ci auguriamo che in questo caso la genuinità delle dichiarazioni della vittima e dei suoi familiari siano più attendibili di quanto non è avvenuto nel passato. Se la minorenne fosse stata realmente consenziente e se non fosse stata pagata perché attratta da Berlusconi, magari perché c'era pure Emilio Fede, non c'è alcun reato. Bisogna avere l'onestà di ammetterlo.

Ecco perché, da poliziotto, mi è dispiaciuto non potere guardare negli occhi quella ragazza per capire se realmente fosse potuta andare a letto con Berlusconi e magari pure con Fede. Se fossi stato il direttore di Repubblica avrei rischiato pure la multa, pur di non mascherare quegli occhi.

Cominciando dagli occhi in questa vicenda si rischia di mascherare anche la verità e così alla fine, anche in questo caso, saremo costretti a dare proprio ragione all'avvocato Ghedini, com'è stato per Noemi e per la D'addario. A parte eventuali reati, che non mancherà certo ai magistrati di Milano di accertare, nella vicenda di Ruby come in quella di Noemi e della D'Addario non è necessario che ci sia per forza un reato per indignarsi.

Sicuramente queste condotte di Berlusconi, se dimostrate, sono immorali.

Pensare di risolvere il tutto con un certificato medico, come ha cercato di fare Famiglia Cristiana, non basta.

Gli italiani – anche molti che l'hanno votato – ormai sono stanchi delle condotte immorali di Berlusconi, anche se fra le molte alcune potrebbero anche non costituire un reato.

Ecco perché c'è da augurarsi che la vicenda di Ruby non serva a mascherare (come qualcuno ha fatto coi suoi occhi) lo scandalo più grave che si nasconde dietro Berlusconi. Lo scandalo di un uomo che dovrebbe essere uguale a chiunque altro di fronte alla legge e non intende nemmeno farsi processare per quello che ha fatto ed è stato accertato, oltre che per quello che può avere fatto a Ruby e deve essere ancora accertato. Per fare questo non è per forza necessario che ci siano dei reati. Le sue condotte di vita sono già sufficienti ed abbondanti da tempo per un serio rinvio a giudizio.

Mi riferisco alle sue condotte che attengono alla morale e all'etica politica. Quelle condotte non rientrano nella cognizione dei giudici penali. I "giudici" della morale sono i cittadini. L'unico requisito perché i cittadini possano liberamente giudicare richiede che siano liberamente informati. Ecco perché in uno stato democratico la libertà di informazione è la prima garanzia di civiltà e rispetto della legge.

Forse se in Italia la stampa e la televisione fossero più libere, molte inchieste, anche a Catanzaro, sarebbe state portate a compimento meglio di come le hanno concluse certi magistrati e sicuramente con molti meno quattrini buttati al vento, solo per poter poi dire che si è speso molto e che magari, a beccare i soldi tolti dalle tasche degli italiani, è stato chi non ha preso nemmeno un centesimo di euro.

Con l'informazione ognuno potrà capire, sapere e scegliere la sua morale.

Per quanto mi riguarda pensando a questa vicenda provo solo un profondo senso di schifo e di vergogna per un uomo di oltre 70 anni che dovesse andare con una minorenne, anche se – come per Ruby – la minorenne avesse 17 anni e fosse bella e sviluppata.

Se io malauguratamente dovessi trovarmi su un treno, seduto accanto a un ultra settantenne che mi raccontasse delle sue avventure con una 17 enne, istintivamente mi alzerei e cambierei di posto.

Se poi i posti in quel vagone fossero esauriti andrei pure a sedermi in prima classe (dove non viaggio mai) e pagherei anche il supplemento, per non stare accanto e non guardare in faccia colui che si fosse vantato di simili gesta.

Per questo è necessaria solo una corretta informazione, senza veli e senza occhi bendati, affinché la gente riesca a trovare la capacità di indignarsi, anche fra le tante persone per bene che in buona fede hanno votato per Berlusconi, solo perché non lo conoscevano fino in fondo.

Il mio auspicio, però, non è solo rivolto agli italiani, per quando ritorneranno a votare.

Sono convinto che, come fra i suoi tanti elettori, vi sono delle persone per bene fra quelli che non solo italiani ma sono parlamentari italiani e che ancora lo sostengono in Parlamento.

Ebbene io mi auguro che anche loro, se credono veramente in quella morale che contrabbandano, anche come cattolici, abbiano la capacità di indignarsi, di alzarsi e di cambiare lo scompartimento del loro treno.

Per farlo gli basta solo un po' di coraggio e un riscatto di dignità.

Visto che sono parlamentari (e ambiscono pure a rimanerlo), su loro treno, grazie al "permanente", non avrebbero nemmeno bisogno di pagare il supplemento per la "prima classe".

Gioacchino Genchi


http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/29/non-basta-coprire-gli-occhi-per-tutelare-i-giovani/74307/

martedì 26 ottobre 2010

Gioacchino Genchi a Caltavuturo (PA), domenica 31 ottobre 2010, alle ore 18:30

Domenica 31 ottobre 2010, alle ore 18:30, a Caltavuturo (PA), nei locali del Museo Civico, parteciperò alla presentazione del libro "Il caso Genchi - Storia di un uomo in balia dello Stato", di Edoardo Montolli, Aliberti Editore.

domenica 24 ottobre 2010

Interessante inchiesta di Salvo Palazzolo di Repubblica sull'agente segreto "James" ...

Dagli aperitivi all'intelligence la doppia vita dell' agente 'James'

PER gli amici dell' aperitivo, all' Acanto Blu, è «James». Come James Bond, lo 007 più famoso del cinema. Rosario Piraino, che la Procura di Palermo accusa di essere il "capitano" della trattativa e il braccio destro dell' enigmatico signor Franco, non ha mai fatto mistero di essere un funzionario della Presidenza del Consiglio. Ovvero, un agente in forza al centro Aisi di Palermo. La nuova filosofia dei Servizi sembra essere ormai: «Riservatezza, ma niente più inutili misteri». Così, lo 007 accusato di essere il depositario di segreti pesantissimi fa apparentemente una vita normale e spesso va anche allo stadio. Ma non per fede rosanero: Piraino è il motore della complessa macchina della sicurezza attorno al Renzo Barbera. Lui, naturalmente, fa il lavoro riservato, cercando di anticipare le mosse degli ultrà violenti. Raccontano che più di una volta un' informazione arrivata al momento giusto da Piraino abbia consentito alla polizia di prevenire liti e scontri fra tifoserie. Raccontano pure che Piraino sia ritenuto uno dei migliori nel campo dell' intelligence sull' eversione e che abbia addirittura inventato un metodo ormai diventato un modello all' interno dei servizi segreti per prevenire gli episodi di violenza negli stadi. Oggi, Rosario Piraino, 53 anni, è forse l' agente meno segreto di tutti gli agenti segreti di Palermo. Nella città dei professionisti che contano è conosciuto anche come il marito di un volto notissimo della Regione Siciliana, Alessandra Russo, dirigente generale del dipartimento Lavoro, una lady di ferro stimata da destra a sinistra. L' avvocato di Rosario Piraino, Nino Caleca, era in Procura ieri mattina. «Possibile - dice - che il misterioso capitano vadaa prendere l' aperitivo nel locale che si trova proprio di fronte casa di Massimo Ciancimino?». Accenna a un sorriso Caleca, fa segno che non può aggiungere altro. Tutte le dichiarazioni sono rinviate a mercoledì prossimo, quando Piraino verrà interrogato in Procura. «Risponderà e chiarirà tutto», taglia corto il legale. Questo è Rosario Piraino oggi. Ma negli anni passati chi era davvero? Massimo Ciancimino non ha avuto dubbi nel riconoscerlo: «È lui che mi ha intimato di non parlare della trattativa e dei rapporti di mio padre con Berlusconi, nel 2006, quando ero ai domiciliari, a Palermo. L' anno scorso, il capitano è venuto fino a Bologna per minacciarmi». Adesso, è accusato dai pm Nino Di Matteo e Paolo Guido di violenza privata, con l' aggravante di aver favorito Cosa nostra. Per quello che se ne sa, Piraino ha iniziato la sua carriera come ufficiale di complemento dei carabinieri. Sarebbe stato anche in servizio all' alto commissariato per la lotta alla mafia. Di certo, nel 1992 era capo dell' agenzia Sisde di Caltanissetta. Il suo nome è nell' agenda di Bruno Contrada, il numero tre dei Servizi che sta scontando una condanna a dieci anni per collusioni mafiose. Ecco l' appunto, alla data del 30 settembre, ore 10,30. «Caltanissetta, dal Procuratore della Repubblica Tinebra, col capo centro Pa (Ruggeri) e capo agenzia Cl (Piraino). Indagini stragi Pa». Quali sono queste indagini svolte da Bruno Contrada su Capaci e via d' Amelio? Ce n' è traccia nella sentenza sulla strage Borsellino, che oggi i magistrati della Procura di Caltanissetta stanno esaminando con cura, perché sarebbe stata frutto di un depistaggio. Contrada portò a Caltanissetta un dettagliato rapporto in cui si accreditava il pentito (oggi ritenuto falso) Vincenzo Scarantino come un mafioso dalle illustri parentele. Una vera patacca, hanno scoperto il procuratore Sergio Lari e i magistrati del suo pool. Quale ruolo ha avuto Rosario Piraino nella stesura di quel rapporto su Scarantino?È una delle tante domande che i magistrati si fanno sull' uomo che Massimo Ciancimino indica come il braccio destro del signor Franco, il regista della trattativa mafia-Stato. Intanto, le indagini sembrano ad una svolta anche a Caltanissetta. Nei giorni scorsi, Ciancimino junior ha confermato il riconoscimento di Lorenzo Narracci, l' agente segreto già chiamato in causa da Spatuzza come presente nel garage dove si caricava l' autobomba per via d' Amelio. Ciancimino sostiene di aver visto Narracci assieme al boss Gaetano Scotto, oggi all' ergastolo per la strage Borsellino. Il testimone colloca le due presenze nel bar di un albergo palermitano, dove suo padre e il signor Franco avevano appena finito un summit. - SALVO PALAZZOLO


Via da Palermo lo 007 indagato la Procura cerca nuovi riscontri

DOPO l'avviso di garanzia notificato dalla Procura, è scattato il trasferimento immediato da Palermo per Rosario Piraino, l'agente segreto accusato di essere il "capitano" della trattativa mafia-Stato e l'autore delle minacce a Massimo Ciancimino. Piraino è adesso in servizio a Roma. Intanto, prepara una lunga autodifesa: l'avvocato Nino Caleca ha già annunciato che il suo cliente intende rispondere alle contestazioni che gli verranno mosse dai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia. L'avviso di garanzia notificato dalla Dia prevede il reato di violenza privata, che sarebbe stato commesso nei confronti di Massimo Ciancimino. Il reato è aggravato dall'aver favorito l'organizzazione Cosa nostra, perché il "capitano" di cui ha parlato Ciancimino avrebbe intimato di tacere sulla trattativa mafia-Stato e anche sugli investimenti dei boss nelle aziende di Berlusconi. In attesa dell'interrogatorio, le indagini proseguono su Rosario Piraino. A Caltanissetta, dove nel 1992 lo 007 era capo agenzia dell'allora Sisde, lo ricordano ancora al palazzo di giustizia: era molto spesso presente alle udienze del processo Borsellino. Lui diceva, solo per incontrare alcuni amici magistrati. Di certo, il 30 settembre 1992 Piraino accompagnò Bruno Contrada per consegnare un rapporto che accreditava il falso pentito Vincenzo Scarantino. Cosa faceva per davvero Piraino al palazzo di giustizia di Caltanissetta? È quello che adesso si chiedono i magistrati. Un'altra curiosa coincidenza, fra altre amicizie e gli ennesimi sospetti di depistaggi, è quella che colloca Rosario Piraino nell'agriturismo di Piana degli Albanesi di Giorgio Riolo, il cugino dell'omonimo maresciallo del Ros condannato per essere una talpa della mafia. Proprio di quell'agriturismo si occupò anche il processo "Talpe". Ad analizzare le utenze di chi chiamava fu il consulente della Procura, Gioacchino Genchi. Era anche Piraino a telefonare. Per prenotare un weekend, o per fare cosa? Lo stesso interrogativo si posero i pm dell'inchiesta Talpe per le telefonate di altri agenti segreti che frequentavano quell'agriturismo. - SALVO PALAZZOLO

martedì 19 ottobre 2010

Non è un lavoro di appuntati. Chi guidava la macchina del fango? di Claudia Fusani, dall'Unità del 19-10-2010

l''Unità

di Claudia Fusani, 19 ottobre 2010

Campagne giornalistiche mirate, che partono da lontano. E colpiscono persone scomode.

Per il consulente della procura Genchi un errore "enfatizzare" due tasselli di un sistema più vasto.

Non è un lavoro di appuntati

Chi guidava la macchina del fango?

Un sistema di potere che sembra alimentarsi di dossier e presunte inchieste giornalistiche subito strumentalizzate per fini politici. L'ultimo caso coinvolge un finanziere e Panorama. Solo tasselli di un sistema più ampio?

Il destino irrompe sempre quando meno te lo aspetti. A lui la notizia arriva mentre sta scrivendo la memoria difensiva alla procura di Roma che lo ha indagato un paio di anni fa per accesso abusivo a sistemi informatici e acquisizione di tabulati dei parlamentari. Memoria che va aggiornata in corsa perché i sospetti diventano certezze investigative visto che il presunto spione Gioacchino Genchi, vicequestore e consulente di delle procure in varie indagini, è stato invece alla fine soprattutto spiato. E con lui l'ex magistrato Luigi de Magistris, il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, la famiglia Agnelli, Antonio Di Pietro, il giornalista Marco Travaglio, la escort Patrizia D'Addario. E chissà quanti altri. Un migliaio di accessi in due anni, significa che l'appuntato della Guardia di Finanza Fabio Diana in servizio al comando provinciale di Pavia è andato a frugare almeno tre volte al giorno in cose e faccende in cui non aveva titolo a mettere becco. E ogni volta, suggerisce l'indagine, per andare a riferire l'esito delle sue ricerche a giornalisti. Genchi ricorda perfettamente: "Quando esplose il case de Magistris, a lui hanno tolto le indagini, contro di me si è messa in moto la macchina del fango. Uscirono vari articoli sulla mia vita privata. Uno, in particolare, su Italia Oggi il 31 gennaio 2008 titolava così: "Abbiamo spiato lo spione: tutto su Genchi, donne, soldi e case che furono degli assassini di Falcone". "Insistevano sul fatto che avevo regolarmente acquistato casa a Palermo da un'asta giudiziaria …".

Sarebbe, oggi, dal punto di vista di Genchi, uno di quei giorni in cui togliersi vari sassolini dalle scarpe. Banale. "Tanto – dice – la verità sul mio conto sta già venendo fuori (la Cassazione ha annullato il sequestro del suo super archivio perché gli accessi risultano essere fatti nell'ambito dei singoli procedimenti giudiziari, ndr). Bisogna solo avere pazienza".

Più utile invece provare a ragionare su un paese e una stagione politica che sembrano alimentarsi di dossier. Quattro anni fa ci fu il filone Telecom, Giuliano Tavaroli e Tiger team. Oggi c'è l'inchiesta della procura di Milano che ha coinvolto i vertici de Il Giornale e della Confindustria a suon di minacce e dossier.

Innanzitutto come è possibile che un sottufficiale qualsiasi della Guardia di Finanza possa avere tutto questo potere. Osservazione, secondo Genchi, errata visto che "accedere alle banche dati è nella disponibilità di qualunque operatore addetto ad indagini fiscali che con la sua user id o quella di un collega o di un reparto può accedere ai dati storici dell'Agenzia delle Entrate". Il che significa dichiarazioni dei redditi, bilanci di società, cessioni di immobili, dichiarazioni Iva. Non solo, grazie a un decreto legislativo del 2007, "è possibile accedere anche ai conti correnti di tutte le banche del territorio senza l'autorizzazione del pm". Un potere enorme che forse va rivisto.

Il punto vero è un altro. "Attenzione – suggerisce Genchi – ad enfatizzare il ruolo di questo finanziere e di Amadori (il giornalista di Panorama indagato per concorso in accesso alle banche dati, ndr). E' vero che altre coperture non sono in teoria indispensabili. Ma se ci distacchiamo un po' e osserviamo dall'alto questi anni è chiaro che è in azione da tempo un network di cui sono protagonisti, consapevoli o meno, agenzie fotografiche, siti di gossip e di informazione, settimanali, quotidiani, blog, tutti opportunamente alimentati di notizie e finalizzato al dossieraggio".

Osservare dall'alto significa mettere in fila le attività illecite dell'ufficio relazioni esterne del Sismi di Niccolò Pollari (leggi Pio Pompa, 2006), le prime foto rubate che presero di mira il portavoce di Romano Prodi Silvio Sircana (2007), l'attività ricattatoria del fotografo Fabrizio Corona, il caso Boffo, il caso Marrazzo, certe inchieste giornalistiche nate come tali ma subito utilizzate per fini politici-imprenditoriali (vedi il caso della casa di Montecarlo o le informazioni sulla famiglia Agnelli). In questo network agiscono persone che di mestiere cercano notizie, come i giornalisti, e poi le pubblicano. "E altre – corregge il tiro Genchi – che cercano notizie e le fanno pubblicare secondo tempi e modi che rispondono a una precisa regia per fini politici-imprenditoriali".

L'inchiesta dei pm milanesi Elio Ramondini e Alberto Nobili sembra andare in questa direzione. "Bisogna contestualizzare il momento della pubblicazione" osserva Genchi. Le informazioni acquisite con modi illeciti (gli accessi alle banche dati) sono state usate, cioè pubblicate, in momenti precisi. Le informazioni su Grillo: tutto il giro d'affari dell'antipolitica", lungo e circostanziato jaccuse al comico genovese con dati sulle dichiarazioni dei redditi. Nel febbraio 2009 esce il pezzo "Caso Genchi: quanti schedati" e dopo poche settimane i carabinieri del Ros su mandato della procura di Roma sequestreranno l'archivio "segreto" del consulente informatico con migliaia di dati. Nell'ottobre dello scorso anno il settimanale di casa Mondadori pubblica: "Fisco e patrimoni, ecco quanto dichiarano gli Agnelli" nel bel mezzo di uno scontro tra la Fiat e il governo sugli incentivi alla fabbrica torinese. Su Di Pietro "le inchieste" sono andate avanti un anno, tutti i giorni una prima pagina.

Ma l'inchiesta potrebbe andare oltre e ricostruire i rapporti del giornalista e del finanziere. "I loro referenti – butta là Genchi – eventuali mandanti e fruitori".

lunedì 18 ottobre 2010

Intrusione negli archivi, finanziere ai domiciliari. Indagato un giornalista di Panorama. “Spiato” anche Gioacchino Genchi

Intrusione negli archivi, finanziere ai domiciliari. Indagato un giornalista di Panorama. "Spiato" anche Gioacchino Genchi

tratto da http://www.castelbuono.org/2010/10/18/intrusione-negli-archivi-finanziere-ai-domiciliari-indagato-un-giornalista-di-panorama-spiato-anche-gioacchino-genchi/

Pubblichiamo di seguito l'articolo di Repubblica.it in cui si riferisce dell'appuntato Fabio Diani, accusato di aver violato gli archivi del corpo e di aver girato al giornalista Giacomo Amadori notizie riservate riguardanti, tra gli altri, Di Pietro, De Magistris, Grillo, D'Addario, Travaglio, Genchi e la famiglia Agnelli. Abbiamo intervistato Gioacchino Genchi in proposito, che ci ha dichiarato: «Ho sempre avuto fiducia nella Giustizia: la verità viene sempre a galla e i nodi sempre al pettine. Sorrido a rileggere l'articolo di fondo di Sallusti del 4 ottobre che mi ha definito "uno spione" dando pure del mafioso a Lucia Annunziata solo perché ha avuto il coraggio di invitarmi in tv. Ormai non mi sorprendo più dei tanti buoi che chiamano cornuti gli asini. Ma io, da buon castelbuonese, sto con gli asini!»

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[la Repubblica] ROMA - Fabio Diani, appuntato della Guardia di Finanza in servizio a Pavia, è stato posto agli arresti domiciliari su ordine del Gip presso il Tribunale di Milano Roberta Nunnari, per una serie di accessi abusivi agli archivi informatici delle Fiamme Gialle, "in violazione dell'articolo 615 ter del codice penale". Per il reato, precisa il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia, che ha eseguito l'arresto, "è competente la Procura della Repubblica di Milano".

Sono infatti i pm milanesi Elio Ramondini e Alberto Nobili ad accusare il finanziere di aver poi passato informazioni riservate al giornalista di Panorama Giacomo Amadori, riguardanti una serie di noti personaggi. Amadori, stando a quanto si apprende, ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso nello stesso reato: accesso abusivo a sistemi informatici. Ad accorgersi dei "comporamenti anomali" di Diani è stato lo stesso comandante provinciale della Guardia di Finanza di Pavia, Domenico Grimaldi. Per Diani anche l'aggravante di essere un pubblico ufficiale e di aver compiuto accessi a banche dati di interesse pubblico e militare. Ora rischia una condanna tra i 3 e gli 8 anni di reclusione.

I personaggi spiati. Le violazioni degli archivi, almeno un migliaio, si sarebbero verificate tra il gennaio 2008 e l'ottobre 2009, quando Diani ha eseguito, non per motivi di servizio, "numerose interrogazioni al terminale, passando poi le informazioni riservate a terze persone". Le "informazioni riservate" riguardano, tra gli altri, componenti della famiglia Agnelli, Antonio Di Pietro, Luigi De Magistris, il giudice Mesiano, Beppe Grillo, Marco Travaglio e la escort Patrizia D'Addario. Informazioni riservate sarebbero state raccolte e fornite anche su Gioacchino Genchi, già consulente in vari procedimenti penali alcuni dei quali diretti dall'ex pm De Magistris.

Gli articoli sospetti. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno verificato la scansione temporale degli accessi ai sistemi di Diani e degli articoli di Amadori. Rilevando una corrispondenza tra alcuni scritti del giornalista pubblicati da Panorama e le violazioni delle banche dati effettuate dal finanziere arrestato. Sono, in particolare, tre i pezzi sotto osservazione. Il primo, datato 24 aprile 2008, si intitola "Beppe Grillo: tutto il giro d'affari dell'antipolitica", lungo e ciricostanziato j'accuse al comico genovese in cui sono contenuti dati sulle più recenti dichiarazioni dei redditi del comico genovese. Del febbraio 2009 è il pezzo "Caso Genchi: quanti schedati": di lì a qualche settimana i carabinieri del Ros su mandato della procura di Roma sequestrerà l'"archivio segreto" del consulente informatico contenente migliaia di dati. Dell'ottobre dello stesso anno "Fisco e patrimoni, ecco quanto dichiarano gli Agnelli", dedicato all'indagine fiscale "più mediatica degli ultimi anni".

"Ha fatto solo il suo lavoro". Amadori è difeso a spada tratta dal direttore di Panorama, Giorgio Mulè, che lo definisce uno dei suoi "cronisti di punta". "Da quello che mi risulta ha fatto come al solito e al meglio il suo lavoro di cronista", come avrebbe riconosciuto anche la magistratura, secondo quanto lo stesso Mulè dichiara all'Ansa, "anche a scanso di equivoci e di chi si voglia mettere a pensare a dossieraggi o killeraggi. Il collega ha usato le informazioni ricevute solo per scrivere gli articoli". Per il direttore di Panorama, "erano dati utilizzabili e non, come si dice, 'sensibili' o coperti da privacy. Amadori ha chiesto solo i dati delle dichiarazioni dei redditi che sono noti. Il pm che ha poi allegato tutti gli articoli scritti in un paio di anni, osserva che le informazioni sono state utilizzate con l'unico fine di scriverli".

Amadori e il caso Marcegaglia. Con il "suo lavoro", Amadori è entrato in questi giorni anche nel "caso" del presunto dossieraggio de Il Giornale contro Emma Marcegaglia. Per un suo articolo apparso sull'ultimo numero di Panorama, dal titolo "L'altra minaccia" in cui il giornalista parte da alcune telefonate intercorse nell'agosto del 2009 tra lui e Arpisella, fino a pochi giorni fa portavoce della presidente di Confindustria. All'epoca Amadori stava lavorando a "un'inchiesta su presunti illeciti nella raccolta di rifiuti in Puglia" e le indagini "riguardavano anche la Cogeam, il consorzio stabile di gestioni ambientali di cui fanno parte al 51% società del gruppo Marcegaglia". Amadori sostiene che Arpisella avrebbe chiesto che il nome delle presidente di Confindustria fosse escluso dall'articolo. In caso contrario avrebbe revocato la disponibilità per un'intervista già concordata dal settimanale con la leader degli industriali e dalla Confindustria sarebbero partiti attacchi contro il Governo.

Pd: "Grave, ricorda caso Prodi". L'accesso fraudolento da parte di un finanziere a banche dati contenenti "informazioni sensibili sulla vita privata di personaggi pubblici è di per sé una notizia gravissima che ci preoccupa e che richiama alla memoria l'analogo grave episodio avvenuto ai danni del presidente Prodi". E' quanto dichiara Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, aggiungendo che "la contestazione dei magistrati che questi dati sensibili siano stati consegnati nelle mani di un giornalista aggrava le nostre considerazioni". "Attenderemo, ovviamente, il lavoro della magistratura prima di esprimere ulteriori giudizi in merito".

… prima o dopo i nodi vengono sempre al pettine...

FORNIVA NOTIZIE SU VIP, ARRESTATO FINANZIERE (ANSA) - ROMA, 18 OTT - Informazioni riservate sarebbero state raccolte e fornite anche su Gioacchino Genchi, gia' consulente in vari procedimenti penali alcuni dei quali diretti dall'ex pm De Magistris, e su Beppe Grillo (e non Grippo come scritto in precedenza). Gli arresti domiciliari, eseguiti da uomini delle Fiamme Gialle, fanno seguito al provvedimento emesso dal Gip presso il Tribunale di Milano. Secondo l'ipotesi investigativa, il militare arrestato, nel periodo gennaio 2008-ottobre 2009, ha eseguito, non per motivi di servizio, numerose interrogazioni a terminale. Successivamente, secondo l'accusa, avrebbe poi passato le informazioni riservate riguardanti nomi noti della politica e dello spettacolo in particolare al giornalista di Panorama, Giacomo Amadori. Il finanziere aveva accesso a informazioni contenute nell'anagrafe tributaria sui beni e sulle dichiarazioni dei redditi dei vip.

lunedì 11 ottobre 2010

Gioacchino Genchi a Fasano (BR), giovedì 14 ottobre 2010, alle ore 18:00


Giovedì 14 ottobre 2010, alle ore 18:00, a Fasano (BR), presso il Laboratorio Urbano di Corso Vittorio Emanuele (nei pressi dell'ex Asilo Ciaia), in concomitanza della 2° Edizione di "Mafie", parteciperò alla presentazione del libro "Il caso Genchi - Storia di un uomo in balia dello Stato", di Edoardo Montolli, Aliberti Editore.
L'incontro, organizzato dalle Assciazioni Laboratorio Urbano, Le Nove Muse e Equo e non Solo, col patrocinio della Regione Puglia, sarà moderato dall'avv. Giusy Santomarco.

mercoledì 6 ottobre 2010

Cronaca di un’udienza, dal Tribunale dell’al di là


Cronaca di un’udienza, dal Tribunale dell’al di là
di Gioacchino Genchi, dal Blog de "Il Fatto Quotidiano" del 6 ottobre 2010

Ieri sera sono stato inondato da una valanga di chiamate, di messaggi e di post su facebook.

Su Wikipedia qualcuno mi aveva dato per morto.

Forse per un effetto riflesso, questa notte ho sognato di essere morto veramente e di trovarmi già nell’al di là. Per quel che ricordo del sogno, non ero ancora stato assegnato in Paradiso, né – per buona pace di qualcuno – mi trovavo all’Inferno, o in Purgatorio.

Ero, invece, in un grande androne insieme a tante persone, morte come me.

Qualcosa mi faceva sembrare quel luogo simile ad un palazzo di giustizia, dove venivano celebrati i processi ai morti che, come me, a turno venivano giudicati e poi spediti al Paradiso, in Purgatorio, o all’Inferno.

Il Tribunale dell’al di là, molto simile a quelli che ricordavo nella terra, era composto da tre giudici. C’era un Pubblico Ministero che sosteneva l’accusa e ciascuno dei morti era assistito da un avvocato.

Si dà il caso che mentre aspettavo il turno di essere giudicato è iniziato il processo ad un altro morto, che era arrivato prima di me. Non ci crederete ma si trattava proprio di Silvio Berlusconi. Manco a farlo apposta, come difensore lo assisteva l’avv. Ghedini. Aperta l’udienza, il processo a Berlusconi è iniziato con delle eccezioni preliminari dell’avv. Ghedini, tutte respinte dal Tribunale. Il Presidente, infatti, ha osservato che nel diritto dell’al di là non vale il legittimo impedimento e che nemmeno il lodo Alfano è mai stato recepito in quell’ordinamento. Nell’al di là, inoltre, non hanno mai varato la modifica della legge sul falso in bilancio e quella sul calcolo dei termini della prescrizione, con le quali Berlusconi sulla terra, quand’era vivo, ha scansato una serie di processi.

Invano Berlusconi e il suo difensore hanno protestato e fatto appello al ministro della Giustizia.

Quando gli hanno detto che nell’al di là il ministro non era Angelino Alfano, entrambi ci sono rimasti molto male. Si perché nell’al di là non poteva nemmeno aiutarli quel campione di efficienza dell’omologo ministro della Giustizia di Santa Lucia, Lorenzo Rudolph Francis che, sulla terra, in tre giorni era riuscito a fare per Berlusconi quello che Angelino Alfano non era stato capace di fare nemmeno in tre anni.

Respinte tutte le eccezioni è iniziato il processo.

Il Pubblico Ministero ha letto le imputazioni, contestando i peccati che Berlusconi aveva commesso sulla terra, quando era vivo. La prima accusa era quella di essere stato blasfemo e di avere offeso il nome di Dio.

Invano la difesa di Berlusconi ha cercato di difendersi, cercando di «contestualizzare» la frase incriminata.

Il Presidente del Tribunale sembrava più determinato della Gandus e così gli ha respinto pure la richiesta di citare come teste a difesa monsignor Fisichella con una secca battuta: “Grazie avvocato, ma nell’al di là sappiamo contestualizzare da soli il significato della parole”.

Invano Berlusconi ha preso la parola per rendere dichiarazioni spontanee. Ha continuato a ripetere che lui, sulla terra, era stato un fervente cattolico e che, era stato pure amico di don Gelmini. A questo punto ho visto il Pubblico Ministero che prendeva nota. Chissà perché.

Quando poi Berlusconi, continuando la sua difesa, ha detto pure di essere stato, sulla terra, un assiduo praticante e di essersi fatto regolarmente la Comunione, il Presidente è insorto più irritato e determinato di prima, disponendo la trasmissione del verbale dell’udienza al Pubblico Ministero dell’al di là.

Tanto Berlusconi che l’avvocato Ghedini si sono manifestati sorpresi. A guardarli in faccia, come si suol dire, sembravano caduti dal cielo. Il Presidente del Tribunale a questo punto ha osservato che Berlusconi era divorziato e risposato civilmente. Pertanto, secondo il Diritto Canonico, valido per tutti i cattolici (senza eccezione alcuna), ai divorziati risposati non è ammesso accedere al sacramento della comunione.

Invano Berlusconi ha cercato di far capire al Tribunale che lui non è un cattolico qualunque. Che ha fatto molto per la Chiesa e ancora di più per l’istruzione cattolica (specie per quella privata).

Il Tribunale è stato irremovibile e così il Pubblico Ministero è potuto passare alla lettura del secondo capo di imputazione.

L’accusa di “lussuria”, in questo caso, sembrava ancora più grave della prima. Per quella, peraltro, Ghedini non poteva citare come teste a difesa nemmeno mons. Fisichella, perché non si sarebbe presentato a testimoniare. Citare don Gelmini avrebbe potuto peggiorare le cose. Così il buon avv. Ghedini, come aveva fatto sulla terra, ci ha provato a sostenere la tesi che, in fondo, Berlusconi era solo “l’utilizzatore finale”.

A questo punto il Presidente del Tribunale l’ha stoppato, ricordandogli che lì (o meglio: nell’al di là), l’accusa non era di “sfruttamento della prostituzione”, ma ben altre. Poco valevano pure le tesi del complotto dei magistrati comunisti, in combutta con la D’Addario. Pure poco sarebbe valso citare Tarantini. Le intercettazioni telefoniche, i commenti sulle docce fredde e sul lettone di Putin, inchiodavano inesorabilmente il fu premier italiano innanzi alle sue responsabilità per l’accusa di lussuria.

Ghedini – probabilemnte per rispetto – non se l’è sentita nemmeno di sostenere l’unica tesi che forse gli avrebbe consentito di far assolvere il suo cliente. Ha rinunciato così a far valere l’eccezione del reato impossibile, per inidoneità dell’oggetto o per mancanza dell’azione, ed ha preferito articolare la difesa in altro modo. Ha così iniziato una strana arringa, sostenendo che l’accusa riguardava una normale condotta di un leader politico, nell’ambito delle doverose pubbliche relazioni connesse all’incarico. Ha pure continuato sostenendo che si trattava solo di un necessitato esercizio fisico di riabilitazione delle prostata.

A queste affermazioni il Presidente s’è mostrato più rigoroso di Minosse, quando è diventato tutto buio e si è abbattuta una bufera. Ho avuto netta la sensazione di rivivere ciò che avevo studiato nel V Canto dell’Inferno, quando, per la paura, mi sono svegliato di soprassalto.

In contemporanea mi si è accesa la radiosveglia ed è partito il giornale radio della RAI. Il primo servizio era un’intervista a Berlusconi, che annunciava lieto la nomina di Paolo Romani a nuovo ministro dello Sviluppo economico (della Mediaset, ho pensato subito io .…) e che rassicurava gli italiani che il Governo sarebbe arrivato alla fine della legislatura.

A quel punto mi sono accorto che era stato tutto un sogno e, per un solo istante, mi sono quasi rammaricato di non essere morto veramente.

Gioacchino Genchi a Sortino (SR), domencia 17 ottobre 2010


Domenica 17 ottobre 2010, alle ore 18:00, a Sortino (SR), al Cine Teatro Italia di Piazza Maria Josè, parteciperò alla presentazione del libro "Il caso genchi - Storia di un uomo in balia dello Stato", di Edoardo Montolli, Aliberti Editore.
All'incontro, organizzato dall'Officina Sociale Archè, parteciperà Pino Maniaci, direttore di Telejato.

Gioacchino Genchi a Torino, con Salvatore Borsellino, Sonia Alfano e Bruno Tinti, giovedì 7 ottobre 2010


Giovedì 7 ottobre 2010, alle ore 20:30, a Torino, presso la Sala Operti di C.so Siracusa 213, parteciperò con Salvatore Borsellino, Sonia Alfano e Bruno Tinti, all'incontro organizzato dalle Agende Rosse di Torino sul tema "Stragi 92/93. Mafia e Istituzioni: chi è Stato?".
Modererà il dibattito Stefano Caselli.

martedì 5 ottobre 2010

Gioacchino Genchi a Canicattini Bagni (SR), sabato 16 ottobre 2010, alle ore 19:00


Sabato 16 ottobre 2010, alle ore 19:00, a Canicattini Bagni (SR), presso l'Aula Consiliare del Comune, in Via P. Jolanda, parteciperò all'incontro dal tema "Tra Stato e Mafia: la solitudine degli uomini onesti", con un ricordo di Angelo Vassallo.
Interverrà il sindaco di Caniccattini Bagni, Paolo Amenta.

Gioacchino Genchi e Salvatore Borsellino, domenica 10 ottobre 2010 a Civitanova Marche (MC)


Domenica 10 ottobre 2010, alle ore 17:30, a Civitanova Marche (MC), presso l'ente Fiera, nei pressi del Lungomare sud, dietro la Piazza Centrale XX Settembre, parteciperò con Salvatore Borsellino al convegno organizzato dall'Associazione Carta Canta dal titolo "Nascita della Seconda Repubblica - Evoluzione dalla P2 alla P3".
Interverranno Tiziana Streppa, Alessandro Lippo e Barbara Archeri.

Gioacchino Genchi a Cesena, venerdì 8 ottobre alle ore 21:00, col Movimento 5 Stelle


Venerdì 8 ottobre 2010, alle ore 21:00, a Cesena, a Palazzo del Capitano, parteciperò all'incontro organizzato dal Gruppo Consiliare 5 Stelle di Cesena sul tema "MAFIASTATO - Un legame indossolubile".
Interverranno i consiglieri regionali del Movimento 5 stelle Giovanni Favia e Andrea Defranceschi e il consigliere comunale della Lista Civica Cesena 5 Stelle Natascia Guiduzzi.

Gioacchino Genchi ad Imola (BO), sabato 9 ottobre 2010, con gli Amici di Grillo di Imola


Sabato 9 ottobre 2010, alle ore 20:30, ad Imola (BO), alla sala delle Stagioni di Via Emilia 25, parteciperò alla presentazione del libro "Il caso Genchi - Storia di un uomo in balia dello Stato", di Edoardo Montolli, Aliberti editore, organizzata dagli Amici di Grillo di Imola.
Info: amicidigrilloimola@yahoo.it

lunedì 4 ottobre 2010

Gioacchino Genchi martedì 5 ottobre 2010 a Palermo, a Villa Filippina, con Salvo Palazzolo e Riccardo Lo Verso

Martedì 5 ottobre 2010, alle ore 18:00, a Palermo, a Villa Filippina, in Piazza San Francesco di Paola, parteciperò con Riccardo Lo Vero e Salvo Palazzolo, alla doppia presentazione dei libri "Il caso Genchi" e "Pezzi mancanti". Seguirà un dibattito sui temi d'attualità delle vicende trattate.  

Rai Tre in 1/2 h - home

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venerdì 1 ottobre 2010

Gioacchino Genchi parteciperà in diretta dallo studio alla trasmissione "In mezz'ora" di Lucia Annunziata, in onda su Rai Tre aalle 14:30 di domenica 3 ottobre 2010

Cari amici, vi anticipo che mi è stata confermata poco fa la partecipazione in diretta dallo studio alla trasmissione "In mezz'ora" di Lucia Annunziata, in onda su RAI Tre, alle 14:30 di domenica 3 ottobre 2010, sui temi dell'attualità politica e giudiziaria.