lunedì 19 aprile 2010

GIUSTIZIA ALL’ITALIANA

Il consulente informatico Gioacchino Genchi è stato condannato a pagare 200 euro di ammenda perché, senza giustificazione, non si è presentato a deporre davanti ai giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo che celebrano il processo per una maxirapina ai Monopoli di Stato. Genchi, per anni incaricato di complesse consulenze informatiche da diverse procure italiane, avrebbe dovuto testimoniare sulle indagini che hanno portato al dibattimento. Il pm Maurizio Agnello aveva chiesto al collegio di disporre l'accompagnamento coatto del teste.

ANSA - Palermo - ore 15:57

 

Così, alle 15.57 recitava il dispaccio Ansa. Esattamente oggi scadevano i termini per rispondere alla terza sospensione cautelare del servizio notificatami il 30 marzo scorso per aver manifestato, da sospeso, il mio diritto costituzionale di esprimere opinioni. Diritto diventato di questi tempi quasi un reato, evidentemente. Un reato com'è noto, assai grave, anche se non si comprende come potesse interessare alla Polizia, visto che ero sospeso da ogni prerogativa del mio status. Ma questa è un'altra, grottesca storia.

Va da sé, che, anche se per stamane alle 9 era prevista l'udienza, non potevo dunque intervenire, avendo fissato per la mattinata di oggi l'appuntamento col funzionario istruttore del Ministero dell'Interno, incaricato dal Cpo della Polizia per istruire l0ultimo procedimento disciplinare per la mia destituzioen dal servizio. E ovviamente, come faccio da vent'anni a questa parte, ogni volta che ho un impedimento, ho preparato un fax che ben prima delle 9:00 di questa mattina (l'ora fissata per l'udienza) ho tentato inoltrato al fax della Procura. Almeno, ho tentato di farlo, visto che il fax della Procura è risultato continuamente occupato.  Passate alcune decine di minuti di tentativi continui a vuoto, dovendo chiudere le memorie per il mio procedimento disciplinare ed ottemperare all'invio al funzionario istruttore, alle 9.27 ho dato incarico ad un mio collaboratore di proseguire lui l'invio. Il fax ha finalmente trovato libero ed è stato finalmente inviato alle 9.39, ancora prima l'inizio dell'udienza. E con una giustificazione precisa e dettagliata.

Non è però bastato.

Il pm Maurizio Agnello, che probabilmente sopravvaluta assai la potentissima macchina della giustizia palermitana e le sue tecnologie, ha addirittura chiesto il mio accompagnamento coatto ipotizzando, evidentemente, che avessi deciso di non intervenire per chissà quali ragioni, pur avendo avuto per le mani la mia giustificazione.

Di certo, calcolando i tempi con cui la Procura di Palermo fa funzionare i suoi avanzatissimi mezzi di comunicazione come i fax, credo che in effetti con un accompagnamento coatto avrei fatto prima a consegnare il mio legittimo impedimento.

In bicicletta, su un mulo, o a mano. In fondo, abito a meno di un chilometro di strada.

Spero che ora questi 200 euro di ammenda servano alla Procura per reperire un nuovo potente fax. Non sia mai che la prossima volta, al posto del documento di un consulente qualsiasi, le linee restino occupate per cose assai più gravi e urgenti. Chissà che non ci si possa far scappare un latitante perché la linea è occupata.

A ogni cosa c'è sempre un perché e sono già in molti che cominciano a chiederselo.

Col tempo arriveranno le risposte per tutti.

Gioacchino Genchi