giovedì 25 marzo 2010

Altra sospensione dalla Polizia. I 'poteri forti' hanno deciso di farmi fuori

Alla vigilia della scadenza dellla sospensione dal servizio di un anno fa, ancora in attesa della pronuncia del TAR, mi è stato notificato un ulteriore provvedimento di sospensione dalla Polizia, con la contestazione dell'intervento al congresso dell'IDV. La mia coscienza e la solidarietà degli italiani onesti mi impongono di resistere a tutela di quella che non è mai stata una mia 'vicenda personale' ma uno degli attacchi più gravi allo stato di diritto.

mercoledì 3 marzo 2010

Tanto per capire qualcosa su chi, a Roma, ha indagato Gioacchino Genchi e Luigi de Magistris

Telefonata delle ore 8,17 del 10.2.2010, dall'avvocato Salvatore Sciullo al procuratore aggiunto Achille Toro. Sciullo: «Buongiorno dottore, mi scusi se la disturbo a quest'ora, io sono qui a casa di Camillo (figlio del procuratore, ndr) perché stanno facendo una perquisizione da parte della procura di Firenze». Achille Toro: «Oh... madonna mia». S: «Allora. volevo sapere... da lei non stanno facendo nulla?». AT: «No... ». S: «È un procedimento contro Azzopardi, Cerruti, Belmonte con riferimento a una rivelazione del segreto d'ufficio per un... eventuale appalto... sembra... della contestazione». AT: «Oh mamma mia, mi ripete un attimo, quali indagati?» S: «Azzopardi, Cerruti, Di Belmonte». AT: «Oh mannaggia». S: «Adesso stanno facendo la perquisizione... comunque io sto qui in presenza, non ci sono problemi» (...). AT: «E Camillo?». S: «A Camillo un 326, un 378, rivelazioni di segreto d'ufficio». AT: «Rivelazione di segreto d'ufficio, mannaggia la miseria». S: Non si preoccupi, ci sono io a tranquillizzarla, le faccio sapere più tardi».

LA TELEFONATA FRA IL «VICE» E IL «CAPO» 
Alle 12.26 del 10 febbraio Achille Toro parla col suo superiore, il procuratore capo Giovanni Ferrara. Toro: «Me ne sono tornato a casa Gianni». Ferrara: «Sei a casa adesso...». T: «Sì, sono andati a perquisire pure dove stava Stefano (si sbaglia, ndr) all'ufficio ... delle Infrastrutture». F: «Dove?», T: «A Porta Pia, te l'ho accennato no?» (...). F: «Domani vieni che vediamo che cosa accade sui giornali (...)». T: «Parlano dell'arresto di Bertolaso». F: «Ma non l'hanno mica arrestato!» (...). T: «Voglio la copia di quello che hanno notificato a mio figlio per capire che cacchio stanno facendo... mi preoccupa sto fatto che sono andati a perquisirlo nell'ufficio romano, figurati un pochettino, l'immagine per lui (...). vabbè, niente Gianni, non me la sento oggi».

CHIAMA REPUBBLICA: «ACHILLE CHE MI DICI?» 
Alle 15.51 del 10 febbraio un redattore di Repubblica telefona ad Achille Toro: «Achille, non scappare... ». T: «Che vuoi che ti dica? Non so bene di che cacchio si parla... ». G: «È vera o e falsa? Perché non ti vogliamo mica mettere in mezzo se è falsa (...) praticamente mi chiama il collega (...), mi fa, dice, "guarda, forse si deve verificare se Achille è raggiunto da qualche cosa"». T: «A me non è arrivato niente». G: «"A me mi pare difficile, impossibile conoscendolo"». T: «(...) è un clima... tu hai capito, da quando la storia di Genchi, non campo più». G: «Te ne devi fregare». T: «(...) Io non mi sono occupato personalmente di queste cose, non ero in quell'indagine del pm Colaiocco, la seguiva il procuratore (...)».

LA NOMINA DI BERTOLASO? «SE NON L'ARRESTANO PRIMA»
Prima che arrivi lo tsunami giudiziario, Achille e Camillo Toro scherzano sulla futura nomina di Bertolaso a sottosegretario. A: «Bertolaso dovrebbero farlo prima». C: «Prima?». A: «Ah, no, forse no, aspettano tutti». C: «Se non l'arrestano prima». Achille ride. C: «È quello il problema». A: «Be', sai, prima o poi arrestiamo tutti quanti, non vi preoccupate. Questo è il nostro mestiere». Seguono telefonate tra Camillo e Alfonso Papa, parlamentare Pdl, ex magistrato, vecchio amico della famiglia Toro