venerdì 27 febbraio 2009

Le interviste del blog beppegrillo.it: Gioacchino Genchi





http://www.beppegrillo.it/2009/02/gioacchino_genc.html#comments

Intervista a Gioacchino Genchi (BLOG di Beppe Grillo, 27-02-2009):

"Io svolgo l'attività di consulente tecnico dell'autorità giudiziaria da oltre vent'anni, lavoro che é nato quasi per caso quando con l'avvento del nuovo codice di procedura penale è stata inserita questa figura del consulente tecnico, come da articoli 359 e 360 che danno al Pubblico Ministero la possibilità di avvalersi di tecnici con qualunque professionalità allorquando debbono compiere delle attività importanti. Mi spiace che Martelli se lo sia dimenticato. Cossiga me lo ha ricordato, proprio il nuovo codice di procedura penale che ha promulgato il presidente Cossiga inserisce questa figura che è una figura moderna, che è nelle giurisdizioni più civili ed avanzate. Mentre prima il Pubblico Ministero era limitato, e doveva per accertamenti particolari avvalersi solo ed esclusivamente della Polizia giudiziaria, il nuovo codice ha previsto queste figure e queste possibilitá.




Per cui per l'accertamento della verità nel processo penale - accertamento della verità significa anche accertamento della veritá a favore dell'indagato o dell'imputato - il Pubblico Ministero non ha limiti nella scelta delle professionalità di cui si deve avvalere. Io ho fatto questa attività all'interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza.

Abbiamo svolto importanti attività con Arnaldo La Barbera, con Giovanni Falcone, poi sulle stragi. Quando si è reso necessario realizzare un contributo esterno per il Pubblico Ministero, contributo che fosse scevro da influenze del potere esecutivo, mi riferisco a indagini su colletti bianchi, magistrati, su eccellenti personalità della politica, il Pubblico Ministero ha preferito evitare che organi della politica e del potere esecutivo potessero incidere in quelle che erano le scelte della pubblica amministrazione presso la quale i vari soggetti operavano.
Nel fare questo ho fatto una scelta deontologica, di fare un passo indietro, cioè di rinunciare alla carriera, rinunciare allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura. Questa scelta, anziché essere apprezzata, é stata utilizzata dai miei detrattori che fino a ieri (giovedí 26 febbraio, ndr) mi hanno attaccato in parlamento, al contrario.

Il ministro Brunetta ha riferito e non poteva non riferire che la concessione dell'aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliata da vari organi dello Stato, dal Ministero dell'Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri che l´ha concessa, persino la Presidenza del Consiglio dei ministri di Berlusconi che mi ha attaccato in maniera così violenta e così assurda dicendo delle fandonie che hanno fatto ridere gli italiani perché tutto questo can can che si muove nei miei confronti, questo pericolo nazionale, cioè una persona che da vent'anni lavora con i giudici e i Pubblici Ministeri nei processi di mafia, di stragi, di omicidi, di mafia e politica più importanti che si sono celebrati in Italia, rappresenta un pericolo.

Forse un pericolo sicuramente per loro! Per tutti quelli che mi hanno attaccato. Perché poi la cosa simpatica (io per ora sto zitto, perché é chiaro che non posso parlare, sono legato al segreto) ma mi scompiscio dalle risate perché tutti i signori giornalisti che mi hanno attaccato, da Farina a Luca Fazzo a Lionello Mancini del Sole 24 ore, al giornalista della Stampa Ruotolo, sono i soggetti protagonisti delle vicende di cui mi stavo occupando. Questo è l'assurdo!

Gli stessi politici che mi stanno attaccando, sono gli stessi protagonisti di cui mi stavo occupando. Da Rutelli a Martelli, Martelli che ho conosciuto ai tempi di Falcone. Parliamo di persone che comunque sono entrate nell'ottica della mia attività. Martelli quando i computer di Falcone furono manomessi, Rutelli perché era amico di Saladino ed usciva dalle intercettazioni di Saladino, Mastella per le evidenze che tutti sappiamo e così via, poi dirò quelli che ieri (giovedí 26 febbraio, ndr) hanno parlato alla Camera al question time, quel giornalista che gli ha fatto il comunicato, cose da ridere! Tra l'altro questi non hanno nemmeno la decenza di far apparire un'altra persona.

No, compaiono loro in prima persona! Sapendo che loro entravano a pieno titolo nell'indagine. Questo è assurdo. Io continuo a ridere sinceramente perché il popolo italiano che vede questo grande intercettatore, che avrebbe intercettato tutti gli italiani, ma per che cosa andavo ad intercettare gli italiani? Per sentire dire che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Per sentir dire che i figli hanno perso il posto di lavoro o che sono disoccupati? Che c'è una crisi economica? Perché li devo andare ad intercettare gli italiani? Ma quali sono questi italiani che hanno paura di Gioacchino Genchi?

Quelli che hanno paura di Gioacchino Genchi sono quelli che hanno la coscienza sporca, e quelli che hanno la coscienza sporca sono quelli che mi hanno attaccato. E con questo attacco hanno finito per confermare i sospetti che io avevo su di loro. Anzi, più di quelli di cui io stesso mi ero accorto, perché devo essere sincero, probabilmente io avevo sottovalutato il ruolo di Rutelli nell'inchiesta Why not.

Rutelli ha dimostrato probabilmente di avere il carbone bagnato e per questo si è comportato come si è comportato. Quando ci sarà la resa della verità chiariremo quali erano i rapporti di Rutelli con Saladino, quali erano i rapporti del senatore Mastella, il ruolo del figlio del senatore Mastella, chi utilizzava i telefoni della Camera dei Deputati... chiariremo tutte le cose, dalla prima sino all'ultima. Questa è un'ulteriore scusa perché loro dovevano abolire le intercettazioni, dovevano togliere ai magistrati la possibilità di svolgere delle intercettazioni considerati i risultati che c'erano stati, Vallettopoli, Saccà, la Rai eccetera, la procura di Roma immediatamente archivia senza problemi però apre il procedimento nei confronti del dottor Genchi su cui non ha nessuna competenza a indagare, perché la procura di Roma c'entra come i cavoli a merenda in questa vicenda. C'entra perché l'ex procuratore generale di Catanzaro ormai fortunatamente ex, ha utilizzato questi tabulati come la foglia di fico per coprire tutte le sue malefatte e poi le ha utilizzate come paracadute per non lasciarle a Catanzaro, dove probabilmente il nuovo procuratore generale avrebbe immediatamente mandato a Salerno.
Perché in quei tabulati c'è la prova della loro responsabilità penale. Non della mia. Quindi, non li manda a Salerno che era competente, non li manda al procuratore della Repubblica di Catanzaro che avrebbe potuto conoscere di quei tabulati e di quello che c'era, non li manda al procuratore della Repubblica di Palermo dove io ho svolto tutta la mia attività, li manda a Roma che non c'entra niente.

Quindi si va a paracadutare con questi questi tabulati e sbaglia pure l'atterraggio perché va in una procura che non ci azzecca nulla. Perché tra l'altro in quei tabulati c'erano delle acquisizioni che riguardavano magistrati della procura della Repubblica di Roma! Su cui stavamo indagando. Quindi adesso la Procura della Repubbblica di Roma indaga su di me e sui magistrati della Procura della Repubblica di Roma. Si è ripetuto lo scenario che si era ripetuto tra Salerno e Catanzaro e si è ripetuto lo scenario che era già accaduto tra Milano e Brescia all'epoca delle indagini su Di Pietro. Con la sola differenza che all'epoca si chiamava Gico l'organo che fece quelle attività, adesso si chiama Ros, ma sostanzialmente non è cambiato nulla.

In ultima analisi dico che io sono comunque fiducioso nella giustizia. Hanno cercato di mettermi tutti contro, hanno cercato di dire ad esempio, nel momento in cui c'era un rapporto di collaborazione con la procura di Milano anche fra de Magistris e la procura di Milano, un'amicizia personale fra de Magistris e Spataro, che siano stati acquisiti i tabulati di Spataro. Assurdo! Non è mai esistita un'ipotesi del genere. Nemmeno per idea! Come si fa a togliere a de Magistris l'appoggio della magistratura associata? Diciamo che ha preso i tabulati di Spataro. Come si fa a mettere il Csm contro de Magistris? Diciamo che ha preso i tabulati di Mancino.

Adesso i Ros dicono che nei tabulati che io ho preso ci sono, non so quante utenze del Consiglio superiore della magistratura. Non abbiamo acquisito tabulati del Consiglio Superiore della Magistratura, sono i signori magistrati di cui abbiamo acquisito i tabulati, e quelli sì, li abbiamo acquisiti di alcuni magistrati tra cui alcuni della procura nazionale antimafia ben precisi, due, solo due, che hanno contatti col Consiglio Superiore della Magistratura.

Ha inquisito il Quirinale! Ma quando mai? Se però qualcuno dal Quirinale ha chiamato o è stato chiamato dai soggetti di cui ci siamo occupati validamente, bisogna vedere chi dal Quirinale ha avuto contatti con queste persone, ma io non ho acquisito i tabulati del Quirinale. A parte che se fosse stato fatto, sarebbe stata attività assolutamente legittima perché, sia chiaro, le indagini in Italia non si possono fare solo nei confronti dei tossici e magari che siano pure extracomunitari, oppure quelli che sbarcano a Lampedusa nei confronti dei quali è possibile fare di tutto, compresa la creazione dei lager.

La legge è uguale per tutti. Tutti siamo sottoposti alla legge! Perché sia chiaro. Questo lo devono capire. Nel momento in cui a questi signori li si osa solo sfiorare da lontano, pure con una piuma, questi signori si ribellano e distruggono lutte le persone che hanno solo il coraggio di fare il proprio lavoro.
Gli italiani questo l'hanno capito. E hanno capito che questo dottor Genchi di cui hanno detto le cose peggiori di questo mondo... e io adesso pubblicherò tutti i miei lavori, dal primo sino all'ultimo, pubblicherò tutte le sentenze della Corte di Cassazione, delle Corti d'Appello, delle Corti di Assise, dei tribunali che hanno inflitto centinaia e centinaia e centinaia di anni di carcere col mio lavoro.
Ma le sentenze di cui io sono più orgoglioso non sono le sentenze di condanna, ma sono le sentenze di assoluzione! Sono quelle persone ingiustamente accusate per i lavori sbagliati, anche fatti dal Ros, che sono state assolte grazie al mio lavoro e che rischiavano l'ergastolo! E che erano in carcere. Persone arrestate perché avevano pure sbagliato l'intestatario di una scheda telefonica. E adesso questi stessi signori vengono ad accusare me di avere fatto lo stesso lavoro che loro... ma non esiste completamente!
Tutte queste fandonie e tutta una serie di stupidaggini messe insieme che sono state superfetate persino in un organismo che è il Copasir! Che si deve occupare dei servizi della vigilanza sulla sicurezza, non sui consulenti e sui magistrati che svolgono l´attività sui servizi di sicurezza! Noi abbiamo trovato delle collusioni di appartenenti ai servizi di sicurezza, con delle imprese che lavorano per i servizi di sicurezza, che lavorano nel campo delle intercettazioni, che costruiscono caserme con appalti dati a trattativa privata per milioni di euro, noi stavamo lavorando su quello! Stavamo lavorando su quello e ci hanno bloccato perché ci avevano le mani in pasta tutti loro! Questa è la verità.

Questa è la verità e adesso mi hanno pure dato l'opportunità di dirla perché essendo indagato io non sono più legato al segreto perché mi devo difendere! Mi devo difendere con una procura che non ci azzecca nulla con la competenza, la procura di Roma, mi difenderò alla procura di Roma.

Però sicuramente la verità verrà a galla! E non ci vogliono né archivi né dati perché sono tre o quattro cose molto semplici. Le intercettazioni di Saladino utili saranno una decina, quando fu intercettato prima che de Magistris iniziasse le indagini, ma sono chiarissime! E l'attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D'Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D'Amelio numero diciannove dov'è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso!
Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l'ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l'occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D'Amelio e dalla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato, servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata."

Gioacchino Genchi accusa, sul blog di Beppe Grillo

Cari amici,
vi ringrazio tutti per la grande solidarietà che mi avete dato in questi giorni.
Sono molto impegnato nel mio lavoro per rispondere a tutti, come vorrei.
Avete già capito che i cialtroni che mi stanno attaccando hanno la coda di paglia.
Avete pure capito perché lo fanno e perché hanno paura di me e del mio lavoro, a fianco di magistrati onesti e indipendenti, che non perseguono altri scopi che la ricerca della Verità e l’affermazione della Legge.
Hanno fatto passare il mio lavoro come un pericolo per la democrazia e per la sicurezza dello Stato, solo per contrabbandare il golpe giudiziario con il quale hanno bloccato le indagini di Catanzaro, prima al dr. Luigi de Magistris e, poi, ai magistrati di Salerno.
Presto vi darò contezza di tutto.
Intanto vi rinvio all’ultima intervista pubblicata sul blog di Beppe Grillo:

“Gioacchino Genchi accusa”
http://www.beppegrillo.it/2009/02/gioacchino_genc.html#comments

venerdì 13 febbraio 2009

Così continuano a prendere in giro gli italiani!

Il "caso Genchi" ... continuano le mistificazioni ...
Perché non dicono cosa c’è in quei tabulati e le ragioni per cui sono stati legittimamente acquisiti? Perché, anziché agitare a casaccio numeri e nomi di mere risultanze indirette di quelle acquisizioni, non fanno riferimento ai nomi (veri) dei soggetti coinvolti in quelle indagini (bloccate) ed ai fatti accertati?
Io ho agito eseguendo disposizioni e direttive (legittime) sempre e solo da Pubblici Ministeri e Giudici della Repubblica italiana, nella pienezza delle loro funzioni giurisdizionali.
Ogni numero, ogni lettera ed ogni virgola del mio lavoro è stata acquisita all’indagine di Catanzaro – come in ogni altro processo - affinché fosse sottoposta al vaglio dei Giudici (terzi) e delle parti.
Con l’avocazione del procedimento al dr. Luigi de Magistris, con la revoca dell’incarico di consulenza tecnica e con il successivo trasferimento dei magistrati di Salerno (coi quali stavo collaborando nel tentativo di far luce su questa vicenda) hanno voluto in tutti i modi impedire che dei Giudici terzi potessero accertare la Verità, con riguardo a condotte e fatti gravissimi, che vedevano coinvolti uomini delle Istituzioni.
Tutto quanto è accaduto e quanto sta accadendo – anche contro di me – serve solo ad impedire che si faccia Giustizia.
La Procura della Repubblica di Roma, che ha anticipato ed ha confermato alla stampa la mia iscrizione nel registro degli indagati, ha segretato la mia iscrizione al Registro degli indagati quando mi sono permesso di chiederne conferma, per il tramite del mio difensore (l’avv. Fabio Repici, del Foro di Messina).
Tutti hanno da tempo immemorabile notizia e copia del fantomatico rapporto dei ROS.
Diversi giornali ne hanno riportato ampi stralci.
Panorama – da sempre bene informato sull’attività dei Carabinieri di Catanzaro - ha pure pubblicato nell’ultimo numero che è in edicola la riproduzione grafica di alcune pagine del rapporto.
Ho quindi chiesto copia del “rapporto del ROS” per difendermi da quelle accuse così tanto strumentali e fino ad oggi mi è stato opposto il segreto.
Non vi pare che si tratti del segreto di Pulcinella?
E’ ormai chiaro che, colpito il dr. Luigi de Magistris ed i magistrati di Salerno, io sono il testimone scomodo ed il capro espiatorio di questa vicenda.
Siamo in presenza della più grande mistificazione mediatica e giudiziaria della storia della Repubblica.

In questo momento mi sento come un vaso di coccio fra tanti vasi di ferro.
A differenza di don Abbondio – però - io non ho affatto paura dei “bravi”.
La mia coscienza di uomo libero ed indipendente, l’onestà del mio operato e la solidarietà di tanta – numerosissima - gente per bene, mi danno la forza per continuare a dare il mio contributo in tutte le sedi istituzionali, per l’affermazione della Verità.
Ho giurato fedeltà alla Repubblica ed alla sua Costituzione.
Obbedisco alle sue leggi e non mi arrenderò fino a quando sarò consapevole dell'esistenza di uno Stato di Diritto.
Quando, da uomo dello Stato, avrò ultimato di dare il mio contributo ai magistrati di Salerno e di Catanzaro – che sono gli unici competenti ad occuparsi di queste indagini - chiederò di essere ricevuto dal Capo dello Stato, se mai dovesse accordarmi questa opportunità.
In tutto questo poco c’entra la politica. E’ proprio il Capo dello Stato – nella qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – che deve sapere quanto io non posso riferire ad alcuno, se non in sede giudiziaria e che non ho detto alla stampa.
Quanto emerso dalle indagini di Catanzaro non ha alcuna attinenza col “segreto di Stato”. Si tratta di biechi affarismi, di chi si è preso gioco dello Stato per i propri tornaconti. Né più, né meno di quanto è accaduto a Milano, a Napoli e di quanto accade in ogni parte d’Italia, come ha finito di denunciare giorni fa il Procuratore Generale della Corte dei Conti.
Per quello che è stato il mio lavoro – a servizio di magistrati onesti e coraggiosi – hanno tentato e stanno tentando di mettermi tutti contro. Da Armando Spataro a Gianni De Gennaro, da Amato a Marini, e tutta una sequela di persone per bene. Su tutti il Generale Nicolò Pollari, entrato nell’indagine di Catanzaro più o meno come Ponzio Pilato è citato nel Credo.
Adesso ci hanno provato pure con il Procuratore Nazionale Piero Grasso, senza sapere (e nascondendo all’Italia), che la parte più importante dell’indagine di De Magistris - proprio prima che gli fosse avocato il procedimento “Why Not” - aveva preso le mosse da una sua vibrata denuncia, per fatti di inaudita gravità, che riguardano ben precisi magistrati calabresi, sui quali l’Ufficio del Pubblico Ministero di Catanzaro aveva competenza ad indagare.
Di questo è testimone l’ex Procuratore Capo di Catanzaro, Mariano Lombardi che, essendo il più debole ed il meno protetto, è stato il primo a pagare il conto.
Per adesso non posso aggiungere altro.
Confermo la mia intenzione di rendere pubbliche le mie difese, ove il Procuratore della Repubblica di Roma non dovesse accogliere la eccezione di assoluta incompetenza funzionale e per territorio, che il mio difensore ha opposto con una articolata memoria.

Gioacchino Genchi

lunedì 9 febbraio 2009

Giudicatemi dal mio operato e non dalle mistificazioni dei miei interessati detrattori

In questo momento in cui molti parlano di me e del mio lavoro, anche con cattiveria ed a sproposito, ritengo opportuno riportare nel mio blog la motivazione integrale della sentenza n. 6/2008 della Corte d’Assise di Catanzaro per i cruenti omicidi di Salvatore Blasco (consumato a Cutro il 22-03-2004) e di Antonio Dragone (consumato a Cutro il 10-05-2004).
In quel procedimento penale ho svolto un’articolata consulenza tecnica per conto della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, egregiamente valorizzata dal Pubblico Ministero nella sua requisitoria e dalla Corte d’Assise di Catanzaro nella motivazione della sentenza emessa nel giudizio di primo grado.
A parte le cattiverie e le mistificazioni di ben individuati soggetti appartenenti ad un reparto del ROS di Roma e di ben precisi magistrati (indagati dalla Procura della Repubblica di Salerno anche per gravi reati in mio danno), gradirei essere conosciuto e considerato dai tanti italiani onesti che mi sono vicini per il mio operato.
La lettura di questa sentenza aiuterà a comprendere anche agli scettici in cosa consiste il mio lavoro.
A parte il risultato processuale a cui ho dato il mio modesto contributo, mi rimane l’amarezza di una Giustizia che non ha avuto lo stesso corso allorquando si sono incrociati potentati, toghe e “colletti bianchi”.
Oggi pago anche per questo: per la mia coerenza, per la mia ostinata determinazione e per la mia indipendenza nel credere e nell’affermare, nel mio modesto ruolo, i principi di una Giustizia Uguale per Tutti.
Non mi arrenderò alle prepotenze ed ai tentativi di chi vuole imbavagliarmi.
Lo debbo alla mia coscienza, all’onore del mio nome ed ai tanti che - anche col mio contributo - stanno espiando in carcere le conseguenze dei loro errori.
Mi difenderò in tutte le sedi giudiziarie ed istituzionali contro chi ha ordito, per fini ignobili, una delle più gravi mistificazioni mediatiche, politiche e giudiziarie della storia della Repubblica.
Ho dato incarico all’avv. Fabio Repici del Foro di Messina di difendermi presso la Procura della Repubblica di Roma.
Renderò pubbliche tutte le mie difese, dalle inique accuse che mi sono state rivolte.
Ho intanto lasciato ogni carica nel sindacato di Polizia e ho rinunciato all’aspettativa sindacale.
Nella condizione di indagato, pur nella consapevolezza di essere vittima di un complotto, non voglio farmi scudo di coperture, immunità e privilegi di casta.
Chi come me ha svolto indagini da più di venti anni, in tutte le direzioni - ma sempre con correttezza –non ha timore di essere a sua volta indagato, solo per avere fatto correttamente il proprio dovere e non essersi lasciato intimorire dalle intimidazioni dei potenti.
Ho sempre tenuto distinto il mio ruolo di consulente dell’Autorità Giudiziaria dalla mia funzione e dai miei incarichi nella Polizia di Stato e nel Sindacato di polizia a cui appartengo.
Non voglio quindi coinvolgere il mio Sindacato e la mia Amministrazione in fatti e condotte che mi riguardano solo come consulente dell’Autorità Giudiziaria e che, come tali, mi impongono di difendermi - come ho iniziato a fare con forza e determinazione - in tutte le sedi mediatiche, giudiziarie e istituzionali.
Ognuno di noi ha la sua storia. Ognuno di noi è la sua storia!
Giunto al traguardo dei 50 anni non posso lasciare ai miei figli ed ai miei tanti amici l’immagine che dei biechi mestatori mi hanno voluto attribuire.
Questa sentenza, ultima di una lunga serie di collaborazioni giudiziarie – qualunque sarà l’esito del giudizio d’appello - è già un modesto contributo di chiarezza sull’onesta del mio lavoro e sulla correttezza del mio operato.
Con questi sentimenti vi invito alla lettura della sentenza, che potrete scaricare dal seguente link: http://tinyurl.com/c4gjdk
Gioacchino Genchi

venerdì 6 febbraio 2009

Grazie a Monica Centofante!

Genchi su Annozero: i numeri della bufala

di Monica Centofante – 6 febbraio 2009
http://www.antimafiaduemila.it/
Diamo i numeri. 3 milioni, 4 milioni, 7 milioni? No 752. Sono 752 i tabulati acquisiti, su mandato della procura, da Gioacchino Genchi nell’ambito della complessa inchiesta Why Not. Il che significa, una volta di più, che il fantasmagorico archivio segreto che conterrebbe i dati personali di un decimo degli italiani e di fronte al quale più o meno tutti dovremmo sentirci privati della nostra libertà personale è in realtà una colossale balla.
Niente di nuovo, ma almeno per una volta la notizia è passata in televisione senza commenti o censure, dalla viva voce di Gioacchino Genchi, il consulente delle procure – che è anche perito delle difese – che nel corso della trasmissione “Annozero” ha potuto finalmente spiegare: far lievitare i numeri è facile, “è come contare quanti passeggeri prendono la metropolitana in una settimana senza considerare che, ogni giorno, una buona fetta di persone è sempre la stessa”. Insomma, le cifre relative ai tabulati sono elevate perché si riferiscono ai contatti che ogni utenza può avere in un determinato lasso di tempo, il che non significa che siano stati acquisiti i contatti di tanti soggetti, ma tanti contatti degli stessi soggetti. O delle diverse utenze in uso a quegli stessi soggetti, perché è più volte capitato che un solo indagato avesse più numeri cellulari, o che inserisse una stessa sim in cellulari diversi. Nessuna cospirazione, quindi, soltanto una normale procedura che il consulente nonché vicequestore della Polizia in aspettativa utilizza dai tempi di Falcone in poi, con notevoli risultati in termini giudiziari tanto da essere considerato uno dei massimi esperti del settore.
I suoi accertamenti, infatti, si sono rivelati estremamente preziosi per decine di inquirenti che, come normalmente avviene perché previsto dalla legge (meglio ribadirlo visto che fino a ieri non lo aveva ben capito neppure l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli), si avvalgono di consulenti tecnici privati quando non hanno competenza in una determinata materia: nel caso specifico l’informatica e la telefonia (niente a che vedere con le intercettazioni ovviamente, che Genchi non ha mai ha fatto). Una collaborazione grazie alla quale si sono risolti processi di mafia, ‘Ndrangheta, Camorra, omicidio, rapina, strage per cui le sole intercettazioni non sarebbero state sufficienti. Perché anche le intercettazioni, è chiaro, vanno lette e capite e soprattutto contestualizzate. E allora ecco che sapere l’ora e il luogo in cui sono avvenute, cosa è accaduto prima e cosa è accaduto dopo diventa fondamentale per trasformare una conversazione insignificante in una prova schiacciante. Genchi (e altri come lui) lo ha fatto centinaia di volte, non solo per il Dott. De Magistris è chiaro, ma per molti altri magistrati. Contribuendo a consegnare alla Giustizia decine di assassini.Ma allora cosa c’è di diverso oggi? I nomi. Sono i nomi degli intestatari di quelle utenze che sono diversi e che dopo la gogna mediatica gli hanno fatto guadagnare una bella iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma. Le ipotesi di reato contestate: abuso d’ufficio e violazione della legge sulla privacy; alle quali occorre aggiungere le accuse mosse dal Copasir che solennemente ha sentenziato: “Genchi ha violato il segreto di Stato”.
Tra i principali accusatori il Ros di Roma, che ipotizza una serie di illeciti che avrebbe compiuto il consulente, il quale avrebbe avuto accesso “ad una diversa banca dati” rispetto a “quella disponibile presso le concessionarie di telefonia”.
Peccato che nelle carte dei giudici di Salerno Apicella, Nuzzi e Verasani, più precisamente nel discusso decreto di sequestro probatorio che è sfociato nelle perquisizioni dello scorso 2 dicembre, la verità, anche in questo caso, risulta capovolta. Perché, si legge in quel documento, in seguito all’”illegale” avocazione del procedimento Why Not operata dal Dott. Dolcino Favi (nel 2007 ndr.) e all’altrettanto immotivata revoca dell’incarico di consulenza a Gioacchino Genchi, lo stesso Favi conferiva la stessa attività tecnica oggetto dell’incarico consulenziale revocato proprio ai Carabinieri del Ros di Roma e agiva “in violazione delle disposizioni procedurali sulla competenza, in particolare dell’art. 11 c.p.p. relativo ai procedimenti riguardanti i magistrati, e di quelle disciplinanti l’iscrizione nel registro degli indagati e le garanzie difensive del soggetto che assume la qualità di persona sottoposta ad indagini”. Il Favi quindi delegava i Carabinieri del Ros a svolgere accertamenti tecnici sulle attività di acquisizione dei dati di traffico telefonico svolte nell’ambito del procedimento Why Not “sulla base di asserite pseudo-notizie di reato a carico del consulente d’ufficio dr. Genchi non riscontrate né riscontrabili, in assenza di formali ed autonomi provvedimenti di iscrizione”. “Nonché sulle attività tecniche di rilevazione, esame ed elaborazione analitico-relazionale dei dati medesimi e su tutte le operazioni tecniche demandate … al consulente del Pubblico Ministero”. “Le verifiche delegate al Ros di Roma – prosegue il documento – venivano espletate con l’impiego di strumenti di analisi … mediante attività, in loco, di ispezione, osservazione, rilevazione, analisi ed elaborazione di dati tecnici acquisiti presso lo studio del consulente, senza l’osservanza di alcuna minima garanzia difensiva di tutela del predetto”, accusato di gravi illegittimità che, secondo l’analisi dei giudici, non avrebbe commesso.
Emerge dunque, concludono i magistrati , “come nell’ambito di un procedimento illegalmente avocato s’innesti su un’indagine tecnica … una serie di accertamenti tecnici sulle attività esperite dal consulente del medesimo procedimento e dallo stesso magistrato”, “senza alcuna osservanza dei meccanismi normativi obbligatori”.
Quel documento, lo ricordiamo ancora una volta, è stato giudicato perfettamente legittimo dall’unico organo preposto per legge a definirne o meno la correttezza: il tribunale del Riesame di Salerno. Il quale nelle motivazioni depositate lo scorso 30 gennaio scrive che il documento è “logico, preciso, analitico”, “immune da vizi di motivazione”, in linea con il Codice e la “giurisprudenza della Cassazione”, necessario “per l’accertamento dei fatti”.
Ma se tutto è così legittimo, se lo è chiesto Santoro nel corso della trasmissione di ieri, perché tutti questi attacchi e sanzioni disciplinari?
La risposta di Genchi è secca: “Perché abbiamo toccato i fili dell’alta tensione: è saltato De Magistris, poi avocata l’indagine, poi rimosso il consulente”.
E fino ad ora le carte danno ragione a lui.


Grazie a Monica Centofante! Grazie alla redazione di Antimafiaduemila!
Sosteniamo Antimafiaduemila: http://www.antimafiaduemila.it/
Gioacchino Genchi

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mercoledì 4 febbraio 2009

Giovedì 05-02-2009, alle ore 21:00, sarò ad ANNOZERO, su RAI DUE

Giovedì 05-02-2009 alle ore 21:00 sarò ad Annozero, su RAI DUE, anche per fare chiarezza sulle mistificazioni agitate sul mio conto da chi ha paura della Verità sulle indagini di Catanzaro.
Qualcuno cerca di abbacinare il popolo italiano, agitando una bufala mediatica di propozioni colossali.
Se con le idiozie che vengono dette sul mio conto si fosse potuta gonfiare una mongolfiera, questa avrebbe già raggiunto il pianeta Marte!
Gioacchino Genchi